Un tempo si parlava del partito di Berlusconi come un "partito di plastica", ma visto come reagisce agli scossoni elettorali, sarebbe più appropriato definirlo un "partito di gomma". Ormai, sembra evidente che qualsiasi cosa accada tutto gli rimbalza. Già in occasione delle amministrative s'era registrato questo atteggiamento: non è successo nulla.
Stesso copione adesso, come se fossimo andati a votare cose che con questo governo non c'entrano un bel nulla. Va bene, dal Cavaliere una reazione così non sorprende, ma tutta quella "bella gente" che gli sta intorno, che fa? Ieri sera ascoltavo a L'Infedele Roberto Formigoni: da quindici anni aspetta di sostituire il Cav., e quando si presenta l'occasione su un piatto d'argento che fa? Il pavido. Aspetta, come un qualsiasi valvassino, l'investitura del monarca.
Se io fossi un elettore di centrodestra come farei a votare gente che non ha un minimo di coraggio? Tutta questa "bella gente" teme di sfidare il Cavaliere e aspetta che spontaneamente si faccia da parte per lasciare il posto con la sua benedizione a qualcuno di loro. Insomma, questa "bella gente" è stata da diciassette anni diseducata ad agire autonomamente. Questa gente non è abituata ad agire senza prima consultare la volontà del capo.
Talvolta, per capire la struttura di questo partito/gomma ci si è richiamato al Principe di Machiavelli, io propongo invece di rifarsi al Leviatano di Thoma Hobbes. Il partito che il capo ha tirato su ha infatti delle analogie evidenti con la concezione che Hobbes aveva dello Stato: tutti gli individui che fanno parte di questo partito hanno rinunciato alle loro singole volontà conferendo a un'unica volontà tutti i poteri e tutti i diritti al sovrano.
Il partito-personale è il grande Leviatano, il mostro biblico di cui si parla nel libro di Giobbe. L'unico legislatore di questo partito è il sovrano. "La legge", scrive Hobbes, è il comando di quella persona, il cui precetto contiene la ragione all'obbedienza". La ragione dell'obbedienza non sta dunque nella cosa stessa che viene comandata, ma nella forma del comando in quanto espressione della volontà del sovrano.
Non esiste un criterio di discussione pubblica indipendente dal partito-personale, che fondi la possibilità di una critica del singolo individuo alla volontà del sovrano: questa possibilità significherebbe la dissoluzione del partito-azienza. Il trasferimento a un'unica volontà è garanzia della pace interna al partito. Colui che rappresenta la garanzia di pace interna è il sovrano che ha il potere del sovrano; ogni altro è suddito. "Questa", dice Hobbes, è l'origine di quel grande Leviatano o per usare maggior rispetto, di quel Dio mortale al quale, dopo il Dio immortale, dobbiamo pace e difesa".
Hobbes insiste sulla irreversibilità e unilateralità del patto fondamentale tra i sudditi: una volta sottoscritto i sudditi non possono dissolverlo negando ad esso il loro consenso. L'esistenza del partito-azienda nasce dai patti dei sudditi fra loro, non da un patto tra i sudditi e il loro sovrano, che potrebbe essere revocato da parte dei primi. Inoltre, il potere sovrano è indivisibile, secondo Hobbes, nel senso che non può essere distribuito tra poteri diversi che si limitano a vicenza; anche il giudizio su ciò che è giusto o sbagliato appartiene al sovrano e non ai sudditi. Infine, fa parte della sovranità la prerogativa di esigere obbedienza anche per atti ritenuti ingiusti o peccaminosi. Ma il tratto più caratteristico dell'assolutismo è la negazione che il sovrano sia soggetto alle leggi dello Stato.
Leggendo il capitolo X del Leviatano ho trovato scritto delle frasi davvero sorprendenti:
"Il più grande dei potere umani è quello che si compone dei poter di molti uomini, uniti per consenso in una persona naturale o civile... perciò avere dei servi è un potere; e avere degli amici è un potere: perché si tratta di forze unite.
Anche la ricchezza unita alla liberalità è un potere, perché procura amici e servi...
Il valore di un uomo è, come per tutte le altre cose, il suo prezzo, cioè quanto si darebbe per l'uso del suo potere...
Un sovrano onora un suddito con qualsiasi titolo, ufficio, impiego o azione egli stesso consideri come segno della sua volontà di onorarlo....".
Stesso copione adesso, come se fossimo andati a votare cose che con questo governo non c'entrano un bel nulla. Va bene, dal Cavaliere una reazione così non sorprende, ma tutta quella "bella gente" che gli sta intorno, che fa? Ieri sera ascoltavo a L'Infedele Roberto Formigoni: da quindici anni aspetta di sostituire il Cav., e quando si presenta l'occasione su un piatto d'argento che fa? Il pavido. Aspetta, come un qualsiasi valvassino, l'investitura del monarca.
Se io fossi un elettore di centrodestra come farei a votare gente che non ha un minimo di coraggio? Tutta questa "bella gente" teme di sfidare il Cavaliere e aspetta che spontaneamente si faccia da parte per lasciare il posto con la sua benedizione a qualcuno di loro. Insomma, questa "bella gente" è stata da diciassette anni diseducata ad agire autonomamente. Questa gente non è abituata ad agire senza prima consultare la volontà del capo.
Talvolta, per capire la struttura di questo partito/gomma ci si è richiamato al Principe di Machiavelli, io propongo invece di rifarsi al Leviatano di Thoma Hobbes. Il partito che il capo ha tirato su ha infatti delle analogie evidenti con la concezione che Hobbes aveva dello Stato: tutti gli individui che fanno parte di questo partito hanno rinunciato alle loro singole volontà conferendo a un'unica volontà tutti i poteri e tutti i diritti al sovrano.
Il partito-personale è il grande Leviatano, il mostro biblico di cui si parla nel libro di Giobbe. L'unico legislatore di questo partito è il sovrano. "La legge", scrive Hobbes, è il comando di quella persona, il cui precetto contiene la ragione all'obbedienza". La ragione dell'obbedienza non sta dunque nella cosa stessa che viene comandata, ma nella forma del comando in quanto espressione della volontà del sovrano.
Non esiste un criterio di discussione pubblica indipendente dal partito-personale, che fondi la possibilità di una critica del singolo individuo alla volontà del sovrano: questa possibilità significherebbe la dissoluzione del partito-azienza. Il trasferimento a un'unica volontà è garanzia della pace interna al partito. Colui che rappresenta la garanzia di pace interna è il sovrano che ha il potere del sovrano; ogni altro è suddito. "Questa", dice Hobbes, è l'origine di quel grande Leviatano o per usare maggior rispetto, di quel Dio mortale al quale, dopo il Dio immortale, dobbiamo pace e difesa".
Hobbes insiste sulla irreversibilità e unilateralità del patto fondamentale tra i sudditi: una volta sottoscritto i sudditi non possono dissolverlo negando ad esso il loro consenso. L'esistenza del partito-azienda nasce dai patti dei sudditi fra loro, non da un patto tra i sudditi e il loro sovrano, che potrebbe essere revocato da parte dei primi. Inoltre, il potere sovrano è indivisibile, secondo Hobbes, nel senso che non può essere distribuito tra poteri diversi che si limitano a vicenza; anche il giudizio su ciò che è giusto o sbagliato appartiene al sovrano e non ai sudditi. Infine, fa parte della sovranità la prerogativa di esigere obbedienza anche per atti ritenuti ingiusti o peccaminosi. Ma il tratto più caratteristico dell'assolutismo è la negazione che il sovrano sia soggetto alle leggi dello Stato.
Leggendo il capitolo X del Leviatano ho trovato scritto delle frasi davvero sorprendenti:
"Il più grande dei potere umani è quello che si compone dei poter di molti uomini, uniti per consenso in una persona naturale o civile... perciò avere dei servi è un potere; e avere degli amici è un potere: perché si tratta di forze unite.
Anche la ricchezza unita alla liberalità è un potere, perché procura amici e servi...
Il valore di un uomo è, come per tutte le altre cose, il suo prezzo, cioè quanto si darebbe per l'uso del suo potere...
Un sovrano onora un suddito con qualsiasi titolo, ufficio, impiego o azione egli stesso consideri come segno della sua volontà di onorarlo....".
Come la storia ha insegnato, i sudditi per rovesciare il monarca devono ricorrere al tirannicidio, consapevoli però che con la fine del tiranno essi torneranno al loro "stato di natura", ossia a quella condizione in cui l'uomo è lupo per l'altro uomo. Insomma, sono consapevoli che con la fine del tiranno al loro interno s'apre una lotta fratricida. Ecco, perché, pur di evitare tale guerra fratricida, all'interno di questo partito nuovo Leviatano, sono disposti a fare il muro di gomma come richiesto dalla volontà del sovrano.
3 commenti:
Quindi tu, Bruno, pensi che non ci sarà alcun cambiamento, nonostante il quorum raggiunto?
Il tuo è un bellissimo post, soprattutto dove fa riferimento al tirannicidio.
Per ora ti saluto, poi tornerò a leggerti.
Ciao,
Lara
Ciao Lara, in questo post riprendo alcune considerazioni esposte in uno scritto precedente "La scissione, sbocco inevitabile...", in cui parlavo del "doppio legame" di Bateson. Questa volta l'ho precisato meglio alla luce della filosofia politica di Hobbes, ponendo delle analogie tra il partito-azienda creato dal capo e lo stato-Leviatano di Hobbes. I dirigenti di quel partito sono ancora alle prese con quel doppio legame, e, come sostenevo nell'altro post, sono paralizzati, perché sono consapevoli del fatto che se si liberano del sovrano il partito si spezza in tanti frammenti, e che se non si liberano del capo precipitano sempre più giù nel consenso elettorale.
Le nostre vittorie sono servite anche a far emergere questi lati paradossali che fin dalla nascita covavano in quel partito, ed erano paradossi che avevano finito con il coinvolgere tutte le istituzioni del paese, trascinandolo sempre più giù.
Sei stato chiarissimo e ti ringrazio.
Ciao Bruno,
Lara
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