Caro Oude, qualcosa alla sinistra, qualche mese fa, avevo dedicato, ma lo avevo fatto alla maniera tradizionale, applicando le solite categorie della politologia. Tra non molto, compierò un cambio di passo, cioè lo farò applicando le mie categorie. Se finora non mi sono cimentato nell'analizzare le dinamiche del centrosinistra, l'ho fatto per una ragione ben precisa: i suoi "destini" - come del resto quello di tutti gli attori sociali sulla scena politica - sono legati alla fine del berlusconismo.
Come ha affermato qualcuno saggiamente con la fine del berlusconismo - inteso come orizzonte politico e non "culturale", che, ahimé, continuerà a resistere ancora per qualche decennio - finirà anche l'antiberlusconismo, e s'apriranno scenari nuovi. L'intero quadro politico cambierà. Non a caso ho paragonato questa fase politica alla stagione di "Mani pulite", quando il paese fu preso da un'ansia di cambiamento e di rinnovamento (e poi sappiamo come andò a finire). Anche in quella stagione la sinistra non fu capace di interpretare la domanda di cambiamento che arrivava dal paese, nonostante che avesse "il vento in poppa"; domanda che invece fu in grado di intercettare proprio Silvio Berlusconi, che in quegli anni apparve come l'elemento nuovo che scompaginava i "vecchi" giochi della politica. Adesso non sto qui a discettare sulle ragioni del perché lui fu capace e la sinistra no, sta di fatto che le cose andarono così (e la tua citazione sulla Tuileries è più che appropriata!). Ora, non si tratta nemmeno di dire che all'orizzonte, dopo Berlusconi, ci sarà un altro demagogo pronto a prenderne il posto (anche se non è un'ipotesi da escludere, dal momento che in Italia pare che siamo vittime ciclicamente di questi figuri), ma di domandarsi: riuscirà questo centrosinistra a tradurre propositivamente questa domanda di cambiamento che sale nel paese, o preferirà crogiolarsi nella sua "effimera" vittoria e pensare di vivere sugli allori guadagnati? Il blocco sociale del centrodestra si trova nella medesima situazione di smarrimento e di disorientamento in cui si è trovato negli anni di "mani pulite", ma sono bastati pochi mesi per ricompattarsi e trovare la strategia politica vincente. Non bisogna dimenticare che uno dei difetti maggiori del centrosinistra è di essere a conti fatti una forza minoritaria nel paese, e che quando vince non vince perché ha allargato il consenso, ma vince perché l'elettorato di centrodestra è nauseato dei suoi rappresentanti. Da tutti i commenti che ho sentito, ho capito che gli esponenti del centrodestra sono perfettamente consapevoli di ciò. Ecco perché per costoro, in questo momento, il problema è di sgombrare il campo da un personaggio ingombrante ed imbarazzante, e soprattutto di trovare la strada giusta per farlo.
Come ha affermato qualcuno saggiamente con la fine del berlusconismo - inteso come orizzonte politico e non "culturale", che, ahimé, continuerà a resistere ancora per qualche decennio - finirà anche l'antiberlusconismo, e s'apriranno scenari nuovi. L'intero quadro politico cambierà. Non a caso ho paragonato questa fase politica alla stagione di "Mani pulite", quando il paese fu preso da un'ansia di cambiamento e di rinnovamento (e poi sappiamo come andò a finire). Anche in quella stagione la sinistra non fu capace di interpretare la domanda di cambiamento che arrivava dal paese, nonostante che avesse "il vento in poppa"; domanda che invece fu in grado di intercettare proprio Silvio Berlusconi, che in quegli anni apparve come l'elemento nuovo che scompaginava i "vecchi" giochi della politica. Adesso non sto qui a discettare sulle ragioni del perché lui fu capace e la sinistra no, sta di fatto che le cose andarono così (e la tua citazione sulla Tuileries è più che appropriata!). Ora, non si tratta nemmeno di dire che all'orizzonte, dopo Berlusconi, ci sarà un altro demagogo pronto a prenderne il posto (anche se non è un'ipotesi da escludere, dal momento che in Italia pare che siamo vittime ciclicamente di questi figuri), ma di domandarsi: riuscirà questo centrosinistra a tradurre propositivamente questa domanda di cambiamento che sale nel paese, o preferirà crogiolarsi nella sua "effimera" vittoria e pensare di vivere sugli allori guadagnati? Il blocco sociale del centrodestra si trova nella medesima situazione di smarrimento e di disorientamento in cui si è trovato negli anni di "mani pulite", ma sono bastati pochi mesi per ricompattarsi e trovare la strategia politica vincente. Non bisogna dimenticare che uno dei difetti maggiori del centrosinistra è di essere a conti fatti una forza minoritaria nel paese, e che quando vince non vince perché ha allargato il consenso, ma vince perché l'elettorato di centrodestra è nauseato dei suoi rappresentanti. Da tutti i commenti che ho sentito, ho capito che gli esponenti del centrodestra sono perfettamente consapevoli di ciò. Ecco perché per costoro, in questo momento, il problema è di sgombrare il campo da un personaggio ingombrante ed imbarazzante, e soprattutto di trovare la strada giusta per farlo.