sabato 21 maggio 2011

La prepotenza mediatica riuscirà a invertire la rotta dell'elettorato milanese? La sfida Pisapia/Moratti

Ieri, scherzando (ma non troppo), parlavo dell'annuncio di fare Milano capitale. In queste ore circolano voci di trasferire due ministeri a Milano e uno a Napoli.  In fondo, non è che mi sia scostato tanto da ciò che si preparano a dire. Se potessero credo che lo farebbero davvero pur di vincere ad ogni costo questa partita elettorale. Adesso assistiamo a uno sproloquio mediatico del premier su tutte le televisioni compiacenti. Sarà un valore d'aggiunto per i suoi candidati? Non entrerò nell'esame dei contenuti dei suoi spots elettorali ospitati gratuitamente sulle reti nazionali (alla faccia di chi il canone lo paga!), che ognuno può valutare con discernimento. Ciò che a me interessa è analizzare la modalità comunicativa messa in atto dal premier.

Dunque, in un post precedente ho parlato del risentimento che il politico borioso nutre nei confronti dell'elettore quando mostra ingratitudine nelle urne. Ma ciò che per il borioso è segnale di ingratitudine, per l'elettorale, in realtà, è un segnale di irritazione o di fastidio. Un politico critico prenderebbe atto di questa reazione e si chiederebbe perché l'elettore è irritato o infastidito. Insomma si sforzerebbe di capire le ragioni che hanno lo irritato, e, se è abbastanza critico con se stesso, troverebbe anche il modo per non irritarlo o infastidirlo alla prossima occasione, cioè eviterebbe di ripetere gli atti che hanno portato l'elettore a reagire in maniera negativa. L'irritazione (o il fastidio), sostanzialmente, è dovuta al fatto che egli ha subito una serie di comportamenti non graditi. E' vero che talvolta pur provando fastidio o irritazione non ha voluto poi manifestarlo esplicitamente nell'urna e ha comunque espresso un segno di gratitudine. Accade, ad esempio, quando l'elettore vota un partito politico "turandosi il naso": cioè l'unica manifestazione di gratitudine che vuole esprimere è quella di far intendere alla propria parte di avere il merito di essere meno peggiore dell'altra parte. Ma quando, come è accaduto al primo turno di Milano, c'è una buona fetta di elettori che si mostrano irritati o infastiditi nei confronti di una parte politica e manifestano evidenti segnali di gratitudine per l'altra parte, il politico critico prenderebbe atto di questa irritazione e alla seconda occasione correggerebbe il tiro. L'irritazione è dovuta soprattutto al fatto di aver dovuto subire una serie di umiliazioni che ha offeso la sua dignità. Un elettore può prendere atto che la disparità dei mezzi è troppo sproporzionata da una parte. Può prendere atto che l'altra parte non si sia comportato in modo leale, oppure che l'altra parte comportandosi in un certo modo ha offeso la sua intelligenza (specialmente quando s'agitano argomenti pretestuosi campati in aria). Insomma, l'elettore può prendere atto che ha dovuto subire tutta una serie di soprusi e di prevaricazioni che hanno superato il limite di tollerabilità. A questo punto, il politico critico al fine di evitare di irritare ulteriormente il suo destinatario si guarderebbe bene dal commettere altri soprusi o altre prevaricazioni. Capirebbe che il solo modo per guadagnarsi la gratitudine del suo elettore è di evitare ulteriori comportamenti che possano suscitare il suo fastidio o peggio la sua irritazione. Il politico borioso, che invece ragiona secondo la categoria dell'ingrato, crede che l'errore non sia stato commesso dalla propria condotta prevaricatrice, ma da un difetto di comunicazione, ossia ritiene il beneficio ricevuto dall'elettore non sia stato avvertito adeguatamente, e allora pensa di occupare tutti gli spazi possibili e immaginabili per poter correggere il difetto. Ma, borioso com'è, non si rende conto che così facendo, cioè imponendo a tutti e a tutte le ore la sua presenza, non fa che aggravare il suo comportamento prevaricatore, alimentando ancor di più il fastidio e l'irritazione. Ecco perché affermo che non è tanto il contenuto (il messaggio) di ciò che il politico borioso esprime a far alzare il livello d'irritazione e fastidio dell'elettore, ma il suo modo di porsi, o meglio, il suo modo arrogante d'imporsi. La superesposizione mediatica del premier si rivelerà una mossa sbagliata per la sua parte politica perché viene dichiaramente percepita come l'ennesimo atto di prepotenza a danno dei cittadini. Capisco che sia una mossa disperata (e lo capiscono anche gli elettori), ma qualsiasi consigliere del premier che abbia un minimo di buon senso lo avrebbe sconsigliato un'esposizione così prevaricante. Aggiungo che non appena questa sera la Ghisleri (quella che gli fornisce i sondaggi freschi freschi) gli comunicherà il tonfo che i suoi spots avranno provocato sull'elettorato, il nostro comunicatore sparirà dal video immediatamente.
Quindi, una previsione semplice semplice possiamo farla: se nella prossima settimana registreremo una diminuzione verticale dei suoi comizietti televisivi vuol dire che ha preso atto che la strategia comunicativa era sbagliata e che non ha dato l'esito sperato. Insomma, che per la vittoria elettorale la sua presenza massiccia e prepotente non costituisce più un valore aggiunto, anzi comincia a rappresentare un fattore che danneggia il suo stesso schieramento politico. L'esposizione mediatica rappresenta dunque una buona cartina di tornasole per capire l'indice di gradimento dell'elettore.

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