In vista di un probabile scontro elettorale alle prossime elezioni politiche, è meglio smantellare tutti quei programmi ritenuti "scomodi" dall'attuale proprietario di Mediaset (nonché presidente del consiglio). I vantaggi che ne derivano sono duplici: da un lato si fanno fuori trasmissioni che possono inficiare le favole narrate dal governo, e dall'altro si eliminano dall'offerta televisiva dei forti concorrenti, in modo che trasmissioni come "Il grande fratello" e altre possono aumentare negli ascolti e quindi aumentare gli incassi degli introiti pubblicitari. Qualcuno da tutta questa operazione trarrà un duplice beneficio: i milioni di euro guadagnati con la pubblicità servono a finanziare la propria offerta politica, e la propria politica serve ad aumentare gli indici d'ascolto delle proprie televisioni.
Tutto questo a dispetto di milioni di telespettatori che pagano il canone e che lo si vedranno aumentare alla fine dell'anno. Così, siamo "costretti" a sorbisci i ferrara, i minzolini, i paragoni, gli sgarbi, a cui si aggiungeranno altri probabili candidati "non faziosi". Poi, se questi conduttori non vi sono graditi, potete cambiare canale e vedere "gratis" (come scrive un giornalista non fazioso come Belpietro) i conduttori di mediaset. Qualcuno s'appella a La7: ma chi controlla il mercato delle inserzioni pubblicitarie quando ci mette a farla "saltare"? E, poi, si può vincere una battaglia navale se la tua flotta dispone di qualche incrociatore e quella dell'avversario ha tre corazzate, due incrociatori e una portaerei?
Ovviamente, questa analisi si rifa a uno scenario vecchio della comunicazione. Gli "esperti" del premier in queste ore, immagino, gli staranno spiegando che il messaggio politico passa sempre meno attraverso la televisione generalista e sempre più attraverso la rete. Per citare un esempio, la "casalinga" degli anni Novanta che si lasciava incantare dallo stile comunicazionale "dell'uomo che si è fatto da solo" non è che non ci sia più, per esserci c'è ancora, ma adesso ha un figlio o un nipote che s'informa dalla rete (quando non è lei stessa a farlo), che le dice che quello che passa attraverso la tv è un cumulo di sciocchezze. Le tesi del capo del governo sono smontate pezzo per pezzo dalla rete, la sua propaganda politica viene irrisa, i suoi messaggi sono ripresi e rimessi in un altro contesto che li depotenzia. Una televisione monocorde perde di credibilità sul piano della comunicazione, si incaglia nel paradosso del mentitore: la tv dice che tutto ciò che la tv afferma è falso. Voglio dire anche quell'unica volta su cento che la tv afferma una cosa vera comunque verrà considerata non attendibile: anche quando afferma che a Piovarolo c'è il sole comunque si è scettici fino a quando non si trovi un'altra possibilità per verificarne la veridicità. E, infine, finisce col fare un danno a se stessa, perché finisce con l'allontanare da sé un numero sempre maggiore di telespettatori.
La rete è diventata la sfera pubblica dove si forma l'opinione pubblica: l'informazione della carta stampata e televisiva è un tipo di informazione limitata, gerarchica, unilineare, ed eterodiretta; l'informazione che passa sul web è illimitata, multilineare e autodiretta. In Italia, il primo ad aver capito questa svolta epocale è stato Beppe Grillo: il suo è il primo movimento nato nella e alimentato dalla rete.
Il duo B&b questa rivoluzione ancora non l'ha compresa appieno e crede che basta mettere un po' di bavaglio all'informazione televisiva per riconquistare il consenso perduto. Tuttavia, una volta che anche il duo B&b comprenderà questa svolta rivoluzionaria dirigerà tutta l'attenzione al web per limitarne la forza dirompente. Se questo governo passerà la tempesta che s'annuncia vedremo che i prossimi disegni di legge andranno in questa direzione: come esercitare un controllo sul web.