lunedì 20 gennaio 2020

Ho una predisposizione per gli autori marginali...

 Ho una predilezione per i pensatori “marginali”, quei pensatori che installano la loro riflessione nei “margini” del pensiero, nelle sue pieghe più nascoste, ossia nella terra di nessuno. Pensatori che attraversano confini e che non amano piantare tende nei luoghi di qualcuno.
Viandanti che di notte amano ammirare la bellezza del firmamento e che viaggiano talvolta in completa solitudine. Si chiamano Nietzsche, Simmel, Gramsci, Canetti, Bateson, nomi che in ogni luogo dove sostano, prima di riprendere il cammino e attraversare altri confini, sono percepiti come stranieri, e, come tali, guardati a vista.
Non appartengono a nessuna nazione del sapere, non hanno una bandierina conficcata sul petto. Sono viandanti inquieti. Anime perturbanti. E quando scrivono diventano un punto di ascolto, perché sanno scoprire nuove armonie, nuove relazioni. Armonie e relazioni che i sedentari ascoltano timorosi. I sedentari hanno fatto fatica a imparare le vecchie melodie e le vecchie armonie. Si sono dovuti installare dentro i margini e costruire mura e steccati per impedire a questi viandanti di portare le loro novità. Hanno serrato le loro abitazioni confortevoli, dove ogni cosa è laddove si aspettano che sia. Hanno tarpato le ali ai loro pensieri per impedire a se stessi di volare e riempite le loro tasche di metallo.


Ogni loro abitazione ha un uso e un senso specifico. Sono al servizio di qualcosa o di qualcuno. "Servono", in una parola. A far crescere la nazione, a migliorare un popolo, a conservare e a tramandare il loro patrimonio, ad educare i loro figli e le loro figlie, a dare prestigio alla comunità, ad eleggere il capo, a formare dirigenti, operai e tecnici, a migliorare le risorse, le relazioni, a difendere i torti o le ragioni, a vendere e a produrre, a giudicare o a condannare, a intrattenere il prossimo, a farlo viaggiare in modo veloce e confortevole, a fare indagini di mercato, a spiare e a torturare, a manipolare, a costruire ponti, eserciti ed armi micidiali… 
Questi viandanti non hanno un’abitazione, non amano insediarsi, vogliano soltanto essere un centro di ascolto e far sentire nuove armonie, scrutando il firmamento. Entrano nelle abitazioni, ma non s’installano, osservano il loro modo di vivere, ma non prendono dimora. Perché loro amano vivere ai margini, osservare come si formano e si consolidano i confini, ma non amano i confini, perché sanno che i confini servono a dividere e a lacerare gli animi. Vivono nei confini, ma non li amano. Perciò preferiscono attraversarli, per andare oltre.
Amano il firmamento perché il firmamento non ha confini da esibire. Ma un giorno anche il loro viaggio finisce, come accade a tutte le cose umane. E restano le spoglie. I sedentari ne strappano i pezzi. Ognuno porta nella sua abitazione il suo cimelio ed esibirlo. Lo espone e lo difende a spada tratta, e dice a tutti: quello è il vero cimelio, quello autentico.
Fatto a mille pezzi, il viandante non può più nuocere. È normalizzato. Adesso anche loro hanno un’abitazione, e servono a qualcosa o a qualcuno, a far crescere la nazione, a migliorare un popolo, a conservare e a tramandare il loro patrimonio, ad educare i loro figli e le loro figlie, a dare prestigio alla comunità, ad eleggere il capo, a formare dirigenti, operai e tecnici, a migliorare le risorse, le relazioni, a difendere i torti o le ragioni, a vendere e a produrre, a giudicare o a condannare, a intrattenere il prossimo, a farlo viaggiare in modo veloce e confortevole, a fare indagini di mercato, a spiare e a torturare, a manipolare, a costruire ponti, eserciti ed armi micidiali…

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