Se dovessi indicare chi è stato, idealmente, il primo autore
digital global della storia, direi senza ombra di dubbio: il grande
Blackwood!
Blackwood? Sì, lui, proprio, il fantasmagorico personaggio
inventato dalla penna geniale di Edgar Alla Poe. Leggete il racconto Come si scrive un articolo alla “Blackwood”,
e ditemi se Poe non ha anticipato la scrittura dei social network:
“Ecco, cara la mia… ecco cos’è che occorre: impressioni, sensazioni… voi non ignorate
che la verità è più bizzarra della
finzione e raggiunge assai speditamente il suo scopo, vale a dire quello di
impressionare”.
Capacità di provocare
sensazioni, impressioni, non riflessioni. Sembra questo lo stile che Blackwood suggerisce a Zenobia su come scrivere un articolo. Perciò, senza
timore di essere smentiti, possiamo definire Edgar Allan Poe il primo vero
grande scrittore della modernità. Capacità di sfiorare la superficie delle cose
senza avere l’intenzione di scavare più a fondo. Estrema leggerezza della
scrittura. Nulla che possa appesantire la lettura. Brevità, celerità, colpo
d’occhio. Ritmo incalzante. Parole note e familiari. Citazioni ad hoc. Frasi
brevi. Scrittura liquida, direbbe Bauman, o scrittura fluida che scivoli via in
un batter d’occhio. Che lasci nella mente una rapida impressione, tracce
labili, cancellabili al primo colpo di vento. Scrittura coca cola, potremmo
dire, effervescente quanto basti, frizzante, dal sapore dolciastro, scrittura
messa in lattina, pronta a fare il giro il mondo in pochi istanti. Dunque,
scrittura esportabile, senza radici e priva di identità. Non offrire punti di
riferimento. Decontestualizzare. Alludere più che affermare. Suggestionare, più
che convincere. Dare a intendere che c’è dell’altro. Scrittura prodotta in
serie con accessori personalizzati. Da servire a tavola come minestra
riscaldata. E così che ti guadagni le tue cinquanta ghinee al giorno.
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