La fine del dilettantismo in politica: largo ai competenti...
Una volta si sarebbe detto: dilettanti allo sbaraglio. Oggi, si potrebbe dire: fine del dilettantismo in politica. Della crisi politica, non solo in Italia, ma anche in altre parti del mondo, la lettura che viene data è che a governare sono i banchieri. I cosiddetti "governi" eletti democraticamente vengono letteralmente scavalcati dai tecnici. Io do un'altra chiave di lettura. In un mondo complicato, i governi possono anche essere governati da dilettanti affiancati da personale esperto e competente.
In un mondo complesso, i dilettanti vanno allo sbaraglio. Volente o nolente. Bene, uno si chiederà: ma la democrazia che fine farà in questo mondo complesso? Anche le democrazie si devono ripensare in questo mondo complesso. Voglio dire, ok, uno sa ben comunicare, sa "incantare" la maggioranza del popolo, e, in virtù di queste capacità, sa anche farsi eleggere. Un altro, non sa comunicare, non sa incantare il popolo, ma è molto competente e capace, sa (o saprebbe) governare, ma, in virtù di quelle incapacità, perde le elezioni. Cosa c'è che non funziona in questo schema: gli eletti o gli elettori? Se gli elettori scelgono persone incompetenti, ma dotate di buone capacità comunicazionali, al posto di persone competenti, ma scarsamente dotate di queste qualità, e se alla fine, in virtù di questa scelta, si trovano con il culo a terra, la responsabilità di chi? Di chi è stato eletto o dell'immaturità dell'elettorato, che ha preferito un demagogo a una persona esperta e competente? E quando, una volta arrivati sull'orlo del baratro, le autorità si vedono costrette a rimuovere il dilettante e sostituirlo con una persona capace, perché gridare all'attentato alla volontà popolare? Insomma, il popolo votante deve cominciare a selezionare la sua classe politica in base alle capacità e alle competenze, e non in base alla forza della suggestione. Ma per arrivare a questa democrazia autentica occorrono alcune condizioni: un sistema elettorale che permette di scegliere i propri candidati, un corpo elettorale più maturo e meno suggestionabile, una vera liberalizzazione del sistema di informazione.
In un mondo complesso, i dilettanti vanno allo sbaraglio. Volente o nolente. Bene, uno si chiederà: ma la democrazia che fine farà in questo mondo complesso? Anche le democrazie si devono ripensare in questo mondo complesso. Voglio dire, ok, uno sa ben comunicare, sa "incantare" la maggioranza del popolo, e, in virtù di queste capacità, sa anche farsi eleggere. Un altro, non sa comunicare, non sa incantare il popolo, ma è molto competente e capace, sa (o saprebbe) governare, ma, in virtù di quelle incapacità, perde le elezioni. Cosa c'è che non funziona in questo schema: gli eletti o gli elettori? Se gli elettori scelgono persone incompetenti, ma dotate di buone capacità comunicazionali, al posto di persone competenti, ma scarsamente dotate di queste qualità, e se alla fine, in virtù di questa scelta, si trovano con il culo a terra, la responsabilità di chi? Di chi è stato eletto o dell'immaturità dell'elettorato, che ha preferito un demagogo a una persona esperta e competente? E quando, una volta arrivati sull'orlo del baratro, le autorità si vedono costrette a rimuovere il dilettante e sostituirlo con una persona capace, perché gridare all'attentato alla volontà popolare? Insomma, il popolo votante deve cominciare a selezionare la sua classe politica in base alle capacità e alle competenze, e non in base alla forza della suggestione. Ma per arrivare a questa democrazia autentica occorrono alcune condizioni: un sistema elettorale che permette di scegliere i propri candidati, un corpo elettorale più maturo e meno suggestionabile, una vera liberalizzazione del sistema di informazione.
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