mercoledì 21 ottobre 2015

Riflessioni intorno a un aforisma di Nietzsche

Foto di Jo Pace
“La verità è brutta: abbiamo l’arte per non perire a causa della verità!”
Fiedrich Nietzsche. frammento 16 (40) 6.


Nietzsche scrisse questo aforisma nel 1888, prima del crollo mentale, e segna la separazione tra il Bello e il Vero, che una secolare tradizione filosofica, da Platone in poi, aveva dato per scontata. La verità diventa brutta: è in questa affermazione vedo una certa affinità con il pensiero di Leopardi. Soltanto l’Arte può essere l’antidoto o il rimedio per combattere questa tragica conclusione. Che la verità sia brutta lo ha esplicitato Leopardi, quando parla del Nulla. D’ora in avanti, secondo Nietzsche, dobbiamo saper sopportare l’idea di vivere in un mondo privo di trascendenza.
Non possiamo più sperare in una Salvezza trascendentale, in una religione che consola e dà speranze.
Di fronte a questo “cimitero dell’esistenza”, cosa può fare l’arte? Leopardi, nella Ginestra, lancia all’umanità un messaggio di solidarietà, e fa capire che di fronte alla potenza annientatrice della Natura, che non si preoccupa mai dell’esistenza, bensì soltanto della vita della specie, ciò che resta a noi è rendersi consapevoli di subire la stessa sorte, e di non elevarci a Dei, ma di unire le piccole forze per superare i disastri della vita.
Anche Nietzsche, pur non parlando di solidarietà, si sforza di far capire quale può essere nell’epoca moderna la funzione dell’Arte. La vita è tragica, ma ogni individuo può godere della bellezza delle cose e trovare nell’arte tutti quegli stimoli atti a vivere e a lottare, a trovare cioè quella vitalità che un tempo ponevano in un’idea religiosa. Nella musica, nella pittura, nella poesia ognuno di noi riesce a ritrovare quelle forze che esaltano la vita e l’esistenza, cioè quelle forti emozioni che ci fanno sentire vitali ed esuberanti. Quindi, il suo messaggio è contro ogni forma di rassegnazione o passività. E perché proprio l’Arte? perché l’Arte è l’espressione più congenita all’essere umano, cioè è ciò che ci appartiene in larga misura più di ogni altra espressione.
«Non c’è un’arte pessimistica... L’arte afferma», scrive Nietzsche, anche quando ci parla delle cose più brutte dell’esistenza, perché «il rappresentare le cose terribili e problematiche è esso stesso già un istinto di potenza e di magnificenza nell’artista: egli non le teme». 

Il canto della notte

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
sono una studentessa di filosofia e ho trovato incantevole questa sua riflessione sull'aforisma di Nietzsche.
Mi sono permessa di scriverle per chiederle in quali libri del filosofo posso ritrovarli.
Rimango in attesa di una sua gentile risposta.
cordialmente,
Gloria Dominici

scaglie poetiche ha detto...

Rispondo con ritardo poiché leggo ora la sua richiesta. La frase da me commentata fa parte dei frammenti postumi di Nietzsche, pubblicati da Colli e Montinari in appendice alle sue opere. Per capire invece il senso di questo frammento bisogna leggere bene "La nascita della tragedia" di Nietzsche. Un'opera che io consiglio sempre per accostarsi al pensiero di Nietzsche è "Ecce homo".
Grazie del passaggio e buono studio.
BC

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