Foto di Jo Pace |
Da il “Libro della vita monastica”
Il tempo è come l’orlo
secco
d’una foglia di
faggio.
È la splendida veste
che Dio scagliò
lontano
quando, eterno abisso,
si stancò di volare
e si nascose agli anni
finché, come radici,
spuntarono
in ogni cosa i suoi
capelli.
Rainer Maria Rilke
Il tempo sembra essere il grande mistero e il grande abisso,
creato da Dio... ossia l’Eternità a fronte della fragilità rappresentata
dall’orlo della foglia di un faggio...
Com’è possibile la poesia nel tempo della povertà? Si, è
quanto si chiede Hölderlin in una sua lirica. Al tempo della grande poesia si è
sostituita la prosa, ma la poesia ha ancora senso? Credo che la poesia di Rilke
sia una risposta a questo dilemma...
Essere e Tempo,
infatti, fu la prima grande opera di Heidegger, lasciata incompiuta, perché,
come ha spiegato più tardi il filosofo tedesco, gli mancava per esprimere
l’autenticità dell’Essere. Il secondo Heidegger è segnato dalla cosiddetta
“svolta linguistica”, che ha il suo culmine ne I sentieri interrotti, nei quali Heidegger dichiara che “l’uomo è
linguaggio”, e che le strutture del linguaggio rendono possibile e condizionano
l’accesso dell’uomo all’essere: “Solo laddove v’è linguaggio, c’è mondo” Ecco
perché il linguaggio diventa la “dimora” dell’Essere, perché il linguaggio è
apertura dell’Essere. Ciò avviene soprattutto nel linguaggio dei Poeti, perché
i poeti sono i custodi del linguaggio... è il grande dono che la Poesia fa al
mondo, perché attraverso i varchi che i versi aprono al cuore umano, la poesia
riesce a farci intravedere e a farci scoprire orizzonti nuovi e inestimabili,
aiutandoci a combattere la miseria e la povertà interiori che questa nostra
epoca priva d’incanto ha irrimediabilmente dischiuso alla nostra anima,
elevandoci così alle grandi altezze dell’Amore!
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