venerdì 19 dicembre 2014

L’universo della comunicazione e James Joyce

L’universo della comunicazione ha dissipato la nebbia che un tempo avvolgeva il mondo dell’Essere, e ne svelato la dimensione mitica. Lasciate allora che il divenire mi sveli l’illusione della sua magica forza, ora che l’esperienza della comunicazione sopravanza, e di gran lunga, la comunicazione di qualsivoglia esperienza, così come un tempo James Joyce svelò al mondo come il linguaggio dell’esperienza finì con il cedere ineluttabilmente il passo all’esperienza del linguaggio.
Soltanto ora riesco a comprendere ciò che l’esperienza della comunicazione mi ha rivelato, il suo valore e, quindi, la sua destinazione. Ora che so che non è più importante che la veglia sia comunicata, ma il come viene comunicata.
Perciò come un mitico viandante posso riprendere il mio cammino tra le strade di Dublino e seguire le tracce di Mr. Bloom. Ora che so che qualsiasi gesto della mia esistenza, in virtù del linguaggio, può rivelare la sua struttura mitica; ora che so, dopo Joyce, che soltanto in virtù del linguaggio ogni gesto può essere trasportato in questa dimora un tempo abitata soltanto dagli Dei.
Ciò che l’Ulisse di Joyce ha portato alla coscienza di noi esseri mortali è che non il Divenire, ma l’Essere è ciò che costituisce la reale dimensione del mito, e che l’essere straordinario non abita più in ciò che accade, nell’accaduto, ma in ciò che lo narra: la forma proteica dello stile.
È così che noi lettori dell’Ulisse siamo trasportati nella dimensione linguistica del viaggio. Non è importante che l’essere straordinario si celi dietro l’evento per mettere in moto la macchina narrante. Ora che lo straordinario appartiene al sistema informazionale, questa verità è resa ancor più palese: la novità, l’inatteso, il sorprendente, ciò che un tempo alimentava la narrazione, ora alimenta la macchina dell’informazione. Senza novità questa macchina s’inceppa. Ma la notizia come velocemente viene prodotta altresì velocemente viene consumata. Dissipata. E l’informazione appartiene al piano del divenire, dell’attualità, a ciò che divenuto noto deve essere immediatamente sostituito.
L’Essere soffre nella sua inarrestabile dissipazione. La dimensione mitica rischia di svanire. E con essa svanisce l’inattualità, quel saper parlare a tutte le epoche, quella continuità che dà valore alla vita. L’attualità finisce con lo schiacciare la narrazione entro le forme del divenire, di annegarla in quel fiume dove tutto scorre in modo inesorabile: novità, novità, novità! Questa è la parola d’ordine del nostro tempo. Fermate il tempo e riportatelo nell’ordine del mito! Al suo essere inattuale, in quella dimensione in cui il mito mira a sottrarre essere al suo divenire: "Imprimere al divenire il carattere dell'essere è una suprema prova di potenza". Così scriveva Nietzsche, il filosofo dell'Inattuale.
Parlare di archetipi narrativi vuol dire soprattutto parlare del tema dell’esilio. Quantunque, nelle varie epoche, questo tema ha assunto forme diverse: alienazione, anomia, estraneazione. Il tema dell’esilio rimanda al senso di sradicamento dalla Comunità, e al senso dell’erranza. E continuamente “erro” in questo errare senza senso e senza meta.

mercoledì 17 dicembre 2014

Il significato delle regole sociali

Ho letto recentemente, in “Aut-Aut” - 251, un interessante saggio di Alessandro Del Lago dedicato all’opera di Gregory Bateson. Lo studioso italiano faceva notare come Bateson, in quarant’anni di attività intellettuale, in realtà non abbia mai scritto un libro che si possa definire tale, ossia un vero libro, «se con ciò intendiamo qualche genere di narrazione conclusa». Il progetto di un libro ne produceva un altro ed entrambi poi restavano allo stato abbozzo.
Rispetto al problema principale, vale a dire la questione delle modalità interazionale, ciò che avevo finito con lo scrivere poteva essere ritenuto una lunga digressione, che poco aveva a che fare con il tema principale.
Ed è per questa ragione che mi sono deciso a ricavare da queste “digressioni” dei volumetti di poche pagine, agili e brevi. Credo che questo dedicato alle regole sarò il primo, in futuro ne seguiranno degli altri.

lunedì 8 dicembre 2014

Vita di Giordano Giordani...




Sono un tipo un poco strambo, ma quando m’arrabbio divento a volte persino ditirambico. È vero succede soltanto di rado, ma succede.  Non bevo rhum perché non mi piace. Bevo solo succo di limone e caffè. Non leggo nulla perché non mi piace nulla. Quando capita leggo soltanto Le lettere Poetiche di Torquato Tasso, edizione Guanda, curata da Carlo Molinari.

sabato 6 dicembre 2014

Ulisse...




Ho solcato inestinguibili mari,
a me ignoti, a me sconosciuti,
per approdare a te, Ulisse,
davanti al tuo frùtice maestro,
sulla tolda di una nave,
che vagava decisa alla deriva,
e ho ascoltato le tue parole maliöse,
anelanti malinconie,
che parlavano al mio cuore,
sibilando la tua fede,
la tua segreta nostalgia,
e che cantavano una brama
smisurata d’infinito.

domenica 30 novembre 2014

Fragonard o i casi felici dell’altalena @brunocorino



 Jean-Honoré, meglio noto in Francia col nome di Fragonard, ha da poco compiuto trentaquattro anni, e si trova nel pieno della sua potenza creativa, eppure da diversi giorni gli capita di starsene inerte davanti a una tela bianca, senza provare il minimo desiderio di riprendere in mano un solo pennello.

Illusioni…


… tra lo spezzare di questa foglia
che dall’albero si stacca
leggera come piuma
e questo vento soffice
che spira da ponente
e che allieta l’animo
di luci e di speranze…
tra lo stridìo del gabbiano
che si perde nell’eliorizzonte
labil/mente
tu credi d’abitare
il senso del creato
e ti culli nell’idea
che anche il dolore
sia parte d’un cosmico
disegno e non vedi
invece ch’è soltanto
.....
un urlo disperato.

...qui nulla è al sicuro.


Dinoccolata nella sera blu mi scrutavi.
Il tuo corpo parlava, ma la bocca taceva.
E a me piaceva ascoltare il tuo silenzio...
Sono i miei tormenti a tormentarmi
non il fiore che sboccia tra le pieghe
che non s’offre e non si ritrae,
e che morde i miei desideri,
facendo vacillare la mia calma,
sul dorso di un abisso.
Ecco perché dico:
qui nulla è al sicuro.

venerdì 28 novembre 2014

Accarezzami l'anima...


A Ippolita Luzzo, Regina della litweb!


Della Litweb, Ippolita Luzzo incarna la quintessenza femminea, fulminea, verace, pugnace...
Quando per la prima volta la incontrai in un sito letterario, mi venne spontaneo denominarla, scherzosamente, la Regina della Litweb. Lo era, in effetti... soltanto lei, insieme a Mauro Banfi, detto Il Moscone, aveva compreso lo spirito della litweb! Eravamo agli inizi del 2012, ed io avevo iniziato a scrivere dei post sulla litweb... assistevo incredulo a questo passaggio epocale, dalla scrittura a stampa alla scrittura a video, e mi interrogavo sul futuro della letteratura...
Da quel momento ho letto molti suoi post, ho seguito l'evoluzione della sua scrittura, una scrittura sempre sospesa tra la terra e la luna, tra il sogno e la realtà, tra il detto e il non detto; la sua, infatti, è una scrittura "liquida", nel senso baumaniano del termine, caratterizzata da una creatività e da una vivacità senza eguali, accompagnata da una vis polemica a tratti divertente e a tratti dissacrante!
Io credo che Ippolita Luzzo voglia vivere e sentire sino in fondo gli effetti della postmodernità, lei che proviene da una cultura a stampa, da una cultura tradizionale che aveva al suo centro il libro stampato, il libro cartaceo, solido. Perciò nei suoi post parla spesso delle sue letture, dei suoi studi e delle sue esperienze come fruitrice di libri, e ci fa avvertire una sorta di nostalgia per quel tipo di cultura che il mondo del web sta a poco a poco mettendo in secondo piano.
Se, come a me piace dire, io della litweb rappresento l'anima pensosa, umbratile, Ippolita rappresenta l'anima festosa, effervescente...
In fondo, nella scrittura, ognuno è alla ricerca della sua anima perduta...




  

domenica 23 novembre 2014

L’artista allo specchio: Rembrandt


Se la morte palpitasse nel mio cuore avrebbe sicuramente il tuo volto, mio pittore: un volto oscuro, eppure ridente! Un volto solcato da ombre, ma segnato anche da una luce eterna, la stessa che ho visto nei tuoi occhi, allo specchio, mentre tu la dipingevi nella tua tarda primavera.

mercoledì 19 novembre 2014

...chi ama non ha paura di volare!




....Shakespeare scriveva che l'amore si nutre di colombe, e che il loro sangue caldo genera pensieri caldi che a loro volta generano azioni calde, e che le calde azioni sono appunto l'amore...
...e così ho finalmente realizzato cosa sia l'amore: sangue caldo che entra nelle vene, che circola nell'anima e che si trasforma in sentimenti pensieri desideri attese speranze gioie dolori e affanni...
...mentre con i propri consanguinei questo processo avviene in modo naturale, con la propria amata o il proprio amato c'è bisogno di un processo magico, di una metamorfosi, di una magia quotidiana, perché quando accade, accade in una maniera impercettibile, sottile, intrasparente, silenziosa...
questa magia avviene in modo inconsapevole... e leggera...
...piano piano è come se i nostri globuli si riempissino dell'essenza altrui e cominciassero a dare vita alla nostra trasformazione, a potenziare la nostra vitalità...
e quando il sangue caldo dell'amore comincia a circolare sembra che al cuore spuntino ali... e si è presi da un grande desiderio di danzare!
Ecco perché chi ama non ha paura di volare!

domenica 4 maggio 2014

L'assenza....



Accarezzami l’anima prima di partire... lasciami soltanto la scia del profumo de la tua rosa per stamparla nel libro dei ricordi, quando domani mi sveglierò accanto al tuo cuscino, senza fiato e senza rimpianti, senza amore e senza calore, senza tempo e senza luogo, nel buio di una stanza dove l’ombra custodisce ancora i rumori dei tuoi passi, e dove ascolto il brusìo delle onde che viaggiano remote tra i miei sogni e che mi riportano a te, a quel vicino passato quando i fiori crescevano nei vasi scorticati dalla pioggia tra le nebbie di una villa antica...

Coscienza letteraria di un autore “marginale”

Queste mie riflessioni prendono spunto da un saggio che tempo fa mi è capitato tra le mani, La narrativa italiana degli anni Novanta. L’ho letto con molta attenzione al fine di capire cosa si muovesse nella narrativa italiana di questi ultimi decenni. In precedenza, avevo letto anche Parola di scrittore. La lingua della narrativa italiana dagli anni Settanta a oggi, edita dall’Accademia degli Scrausi (a cura di Valeria Della Valle). L’idea che mi sono fatta è che vi siano in atto nella letteratura di quest’ultimo periodo due tendenze: una prima che potrei definire piuttosto “letteraria”, e una seconda, invece, giocata sull’“anti-letterarietà”.

sabato 3 maggio 2014

Com’è nata la mia partecipazione a Autoesorcismi per Pitture Nere

Quando ricevetti un giorno un’email da Mauro Banfi detto IlMoscone, nella quale m’invitava a partecipare con un racconto al Progetto della Quinta del Sordo, non esitai un attimo a mandargli il mio Ultima notte di cielo stellato di Vincent Van Gogh. Questo racconto aveva segnato nella mia vita di narratore una svolta: ero passato dalla fase descrittivista alla fase espressionista. Dedicai a ciascun colore dell’arcobaleno un miniracconto “espressionista”, nello spirito della litweb, cioè narrando in modo breve intenso ma fortemente suggestivo.

venerdì 2 maggio 2014

Il poeta e il filosofo: Umberto Saba e Eugenio Colorni


Del poeta Umberto Saba esiste un ritratto letterario scritto da Eugenio Colorni. Saba: una delle voci più limpide e sincere del Novecento. Ma Colorni? Chi era costui? Come scrive Claudio Magris, Colorni «è un uomo che ha scritto saggi su Bergson, Leibniz e Croce… è una delle grandi figure della lotta per la libertà, che vivrà a fondo in un crescendo impavido ed eroico, sino al confino a Ventotene, alla redazione clandestina dell’“Avanti!”, a varie azioni partigiane e alla morte il 30 maggio 1944 a Roma, due giorni dopo essere stato colpito dagli spari della milizia in via Livorno».

mercoledì 30 aprile 2014

Dalla "Postfazione" a Autoesorcismi per Pitture nere. Storie di AA.VV.


Dov’è il “centro” e dove la “periferia”? Ma sì, sappiamo bene dov’è il centro: il centro si trova nel mondo dell’editoria, con i suoi rituali, le sue conventicole, le sue alleanze, i suoi premi, le sue riviste, i suoi anchorman, i suoi spin doctor. Il centro è là, perché è là che si fanno affari, vendite, marketing; è là che si compra, si vende, s’acquista. Ed è là che si trovano i professionisti della scrittura, ossia gli “scrittori” di mestiere.

martedì 29 aprile 2014

lunedì 28 aprile 2014

AUTOESORCISMI PER PITTURE NERE - Storie AA.VV.

Ciò che quest'opera collettanea ha saputo rivelare, al di là dei singoli contributi degli autori, è che la letteratura, nella nostra epoca, non solo è "scrittura", ma anche, e forse soprattutto, "comunità" e "interazione". Sono aspetti del tutto nuovi, che, per quanto siano così visibili ed evidenti nel web, sfuggono ancora all'osservazione. Quando un giorno qualcuno si prenderà la briga di analizzare tutti i commenti che sono stati scritti per questo progetto, questi due aspetti emergeranno in modo palese. E, aggiungo, sono due aspetti che attendono una riflessione seria, pacata, e che non mancherà, in un futuro prossimo, di arrivare.


AUTOESORCISMI PER PITTURE NERE

Autoesorcismi per Pitture Nere

sabato 8 marzo 2014

La vita si nasconde negli anfratti polverosi dei tappeti...

La vita si nasconde negli anfratti polverosi dei tappeti, tra il silenzio delle mani che si tacciano, o sopra quell’antica balaustra che s'affaccia, aspettando che arrivi il tempo dove le memorie si spengono e gli usi e abusi più non corrispondono ai vuoti della sera, ma si fanno pallide sirene, immagini cartacee che volteggiano nell’aria e che perdono di peso e consistenza, e che, come blocchi di cemento, ingombrano lo spazio….

foglie spoglie


La luce s’accartoccia nella foglia gialla all’imbrunire. Riflessi gialli cigolano in una bottiglia vuota di spumante, avanti indietro senza sosta. Flebili rintocchi oscillano nel vuoto e gli incubi non cancellano le ombre della sera che oblunghe s’affollano nella mente. E a me non resta che partire da questo mondo perché qui tutto è fermo.


Ah, se i desideri fossero candida neve, che fiocco dopo fiocco, soffice e leggera, s’accumula sul fondo della schiena, sopportarne il peso sarebbe un gioco da ragazzi! Ma i desideri son grandine che non si scioglie e s’abbatte a scudisciate sulla pelle, violenta e impura come quella di un tamburo.

Io sono ciò che scrivo


Non chiedermi chi sono.
A questa domanda non so cosa rispondere.

A mio fratello Vincenzo...

La mia anima serena come luce che penetra nel cosmo non arriva mai a una meta, ma viaggia solitaria in mezzo a tante nebulose planetarie, e ...