Tra me e Sull’utilità
e il danno della storia per la vita, la Seconda Considerazione Inattuale di
Nietzsche, esiste un rito antico, che risale al lontano 1983, anno in cui
acquistai il saggio nell’edizione Newton Compton con introduzione di Sergio Moravia.
Un tempo avevo persino l’abitudine di segnare con delle date la fine della
lettura dell’intero saggio o anche di un semplice paragrafo. Cosicché,
periodicamente, mi capita di riprendere in mano questo piccolo libro e di
rileggerlo.
M’è successo anche in questi giorni. Di solito lo faccio perché c’è un’altra lettura ad occupare la mente, oppure perché sono preso da qualche problema di ordine teorico.
M’è successo anche in questi giorni. Di solito lo faccio perché c’è un’altra lettura ad occupare la mente, oppure perché sono preso da qualche problema di ordine teorico.
Dei tanti saggi nicciani che ogni tanto riprendo a leggere,
questo è quello che m’ha stimolato più degli altri a riflettere. Non posso neanche
dire che sia il saggio da me prediletto. Ad esempio, lo Zarathustra, lo Al di là del
bene e del male, l’Ecce homo,
oppure il Crepuscolo degli idoli, per
non parlare dei Frammenti postumi, sono
senza dubbio alcuni dei miei saggi preferiti.
Eppure, Sull’utilità e
il danno resta il saggio che leggo quasi con cadenza ritmata, quasi che tra
me e questo libriccino vi corra un'energia segreta, una reciproca
attrazione. Delle quattro Inattuali di
Nietzsche, questa è quella che ho trovato la più inattuale, ed è anche quello che meglio m’ha aiutato a chiarire il senso dell’essere inattuale. Nietzsche lo
scrive chiaramente nella Prefazione: operare
in maniera inattuale nel nostro tempo vuol dire operare “contro il tempo e, in
questo modo, sul tempo e, speriamo, a favore di un tempo a venire”. Cosa vuol
dire operare contro, sul e a favore di un tempo a venire? “Tempo” equivale a “condizioni
storico-culturali”. Se la lettura è corretta, allora essere inattuali vuol dire
operare contro le condizioni attuali, sulle condizioni attuali, a favore di
condizioni che non sono attuali nel presente. Nel primo caso vuol dire: non
accettare le attuali condizioni; nel secondo caso: prendere posizione sulle
attuali condizioni; nel terzo caso, lottare per cambiare lo stato presente di cose.
Non accettare le
attuali condizioni: non piegarti sotto il peso della storia passata. Piegarsi
sotto il peso della storia induce nell’animo un sentimento di rassegnazione. Tale
sentimento conduce l’animo a non creare più nulla di grande, perché tutto è già
stato detto, tutto è già stato fatto. Chi è pervaso da questo sentimento di
rassegnazione è portato a considerarsi un epigono della storia. Ma conseguenza
ancora più grave è quella che conduce questi epigoni rassegnati a non
riconoscere nell’altro nessun segno di grandezza. La grandezza, per costoro, è
una misura che appartiene al passato. Per questo “sciame danzante”, la
grandezza, la forte natura artistica è qualcosa che può essere giudicata soltanto
dal passato. Nelle attuali condizioni non possono esistere “spiriti artistici
forti”, perciò “respingono qualsiasi cibo nutriente venga loro offerto”. Essere
inattuale vuol dire credere nella grandezza ed essere anche nella condizione di
saperla riconoscere, malgrado la mediocrità che ci circonda.
Prendi posizione sulle
attuali condizioni: la rassegnazione induce all’indifferenza. Non esistono
più “Grandi animi”, siamo tutti dei mediocri o degli epigoni, per cui non vale
più la pena di lottare per qualcosa di grande, siamo dei saturi, dei sazi. Essere
inattuale vuol dire proprio andare contro questo sentimento diffuso, contro
questo senso di stanchezza, vuol dire avere delle passioni e farle valere
contro tutti contro tutto. Vuol dire, appunto, prendere posizione, schierarsi,
non volersi sentire sempre al di sopra della mischia, tanto sono tutti uguali,
tanto non esiste differenza tra Caio e Tizio. Prendere posizione, operare sul tempo, vuol dire appunto
assumere una precisa posizione, essere pro o favore di qualcosa. Essere inattuali
allora vuol dire avere nel proprio tempo delle passioni forti e vitali,
nonostante il mare di indifferenza che ci circonda.
Lotta per cambiare lo stato presente di cose: infine, questa è la terza
e la più terribile modalità di essere inattuali, perché chi lotta per cambiare
il mondo crede in un mondo migliore contro ogni discorso di buon senso e contro
tutte quelle volontà che unite ripetono in coro: il mondo non è mai cambiato, è
sempre rimasto uguale. E, intanto, chi unisce la sua voce a questo coro belante
fa finta di non vedere come la storia nel suo fluire e divenire sia in realtà
cambiata. Chi lotta a favore di un tempo a venire non è né un rassegnato né un
indifferente, ma è uno che crede nella grandezza d’animo e nel fatto che i
valori non sono un qualcosa di acquisito nei confronti dei quali bisogna
inchinarsi, ma sono una costruzione della storia verso la quale occorre
impegnarsi con tutte le forze per affermarli.
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