mercoledì 29 giugno 2011

Grande Fratello: come il regime manipolava e manipola l'informazione Rai-Tv


la macchina permanente del consenso

In questi giorni stiamo diffondendo un allarme sulla censura che si vuole operare in internet, Unita alla manipolazione rai-tv il controllo sarebbe totale 

Le telefonate intercettate nel 2005, nell'ambito dell'inchiesta Hdc. Da Deborah Bergamini a Pionati a Del Noce, tanti si attivano per addolcire a Berlusconi il boccone amaro delle Regionali, ma anche per discutere con la supposta "concorrenza" i palinsesti più favorevoli al "Biscione". Fino alla costituzione di una "task force" per controllare e disinformare. Un gruppo che funziona ancora...

Bersani o i dilemmi della politica


Caro Bersani,
ciò che il duo B&G sta preparando
è un trappolone grande quanto un palazzo ministeriale
altro che "presa in giro degli italiani"
o "farsa drammatica"!
Or ti domando:
come segretario del maggior partito di opposizione
cosa hai in mente di fare per non cadere
paro paro in questo trappolone?

 a) Raccogliere altri dieci milioni di firme per respingere la manovra del governo?
b) Aspettare i saldi di gennaio per avere uno sconticino sulla manovra?
c) Fare tutto il possibile per evitare di vincere
le prossime elezioni politiche?

Quanto alla soluzione a) non mi sembra una buona idea (io, ad esempio, non rifirmo); la soluzione b) potrebbe funzionare, però gli sconti potrebbero non essere pari a quelli attesi; credo che la soluzione migliore rimanga la c) per due ragioni: la prima, è che siamo già avviati su questa strada, quindi abbiamo già percorso metà del cammino (come dice il proverbio: chi ben inizia è a metà dell'opera!); la seconda, meglio perdere le prossime elezioni che non perderle per altri dieci anni!
Naturalmente, in tutto questo c'è un prezzo da pagare: perdendo le prossime elezioni la sala del bunga bunga sarà trasferita al Quirinale, perché il duo B&G si divideranno i compiti: il primo continuerà ad occuparsi di "pilo" e il secondo di pil. Pazienza, Bersani, se questo è il prezzo da pagare lo pagheremo, malvolentieri. Se poi tu hai in mente un'altra soluzione affrettati a comunicarcela, perché noi qui non stiamo mica a grattugiare il pane per far polpette avvelenate a chi verrà dopo di noi: ci siamo intesi?

martedì 28 giugno 2011

Allarme rosso sulla rete: l'ultima porcata

Delibera agcom, la rete si mobilita contro la censura


E adesso tocca alla rete: questa maggioranza agonizzante, visti i risultati delle ultime elezioni amministrative e il responso referendario, prima di smobilitare s'accinge a sferrare un attacco contro la rete, con l'evidente scopo di ridare alle tv di regime il monopolio dell'informazione e della formazione delle coscienze.
Suoniamo le nostre sirene:


Io non ci sto
no censura
no bavagli


invito tutti i blogger
a pubblicare
un post contro la censura

"Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare", disse contro Antonio Gramsci il pubblico ministero Isgrò nella sua requisitoria dinanzi al Tribunale speciale per la difesa dello Stato.
A questa maggioranza bastano un paio di anni, da qui sino alle prossime elezioni politiche: la rete è un cervello e ognuno di noi è un neurone che connettendosi con altri migliaia di neuroni forma un'intelligenza collettiva. Ora, vogliono impedire a questo cervello virtuale di funzionare.

lunedì 27 giugno 2011

Questo regime vuole impedire al cervello della rete di pensare...


non credevo che questa volta i fatti mi dessero subito ragione:
Il vero scopo di questa censura è colpire soprattutto i blogs.

Come un tempo, il fascismo voleva impedire a un cervello di pensare almeno per vent'anni, così oggi questo regime vuole impedire al cervello della rete di pensare. Comincia, dunque, il giro di vite. Hanno capito che non è Annozero, non è Crozza, non è Ballarò a creare un nuovo clima di opinione, ma è la rete, ed è lì che c'accingono a colpire. Sento già puzza di censura.  Ora il regime vuol fare sul serio, non contento di chiudere quei programmi scomodi, s'appresta a chiudere la bocca a cittadini "comuni" che non hanno diritto di parola, che devono tornare a scrivere sui loro diari e a tenerli chiusi in un cassetto, cittadini che non devono nuocere perché non hanno un nome, non sono famosi, non hanno un giornale su cui scrivere, e quindi non hanno alcun diritto di scrivere rivolgendosi a un pubblico più vasto. Che un post venga letto da duecento persone, anziché da due, è già qualcosa che può dare fastidio, perché quelle duecento persone sono lettori attivi, opinion-leader, gente che crea un comune sentire. Torniamo al Medioevo, ai cahiers de doléances, ma ricordiamoci poi che fine fecero Luigi XVI e L'Ancien Régime...

Il paese è tenuto in ostaggio da una maggioranza di governo

Non era mai successo nella storia della nostra Repubblica che una maggioranza di governo tenesse in ostaggio il paese. Sì, miei cari visitatori, di questo si tratta: esiste una maggioranza (non legittimata dalle urne) che ha "sequestrato" il paese. Possano accadere scandali, inchieste, sconfitte elettorali; i membri del governo possono ogni giorno partecipare a un gioco al massacro; scoprire che il vero presidente del consiglio era in realtà una persona del tutto sconosciuta alle cronache politiche; assistere ogni giorno a continui litigi, vedere ogni minuto salire la tensione; mandarsele a dire senza tanti complimenti, ecc. ecc. Poi ti volti dall'altra parte, è tutto sembra tranquillo, si va avanti come se nel paese non accadesse nulla, ma proprio nulla. Dico che c'è una maggioranza di governo che ha sequestrato il paese perché il paese è letteralmente scomparso di scena: i suoi problemi, i suoi assilli non esistono, esistono soltanto i problemi di questa maggioranza che deve fare i conti con le intercettazioni, con i processi, con la sua tenuta, con la sua voglia di arrivare alla fine della legislatura, con la sua azione tesa a sopire tensioni, a lenire invidie, ad accontentare appetiti inesauribili. Tutto il resto poi è scomparso: due realtà che viaggiano in direzione opposte. A me, l'impressione che dà questo governo, è che stia governando un'altra nazione, cioè che non stia governando l'Italia, ma un paese estero. Quando ascolto qualche telegiornale mi sembra di sentire notizie provenienti da un altro Stato, forse dalla cosiddetta "Padania"; mi viene persino il dubbio che questo Stato effettivamente esista, che non si parli dell'Italia, perché l'Italia non esiste più, forse è un ricordo delle scuole elementari. Il paese è tenuto in ostaggio di questa maggioranza di governo che gli impedisce di comunicare con l'esterno, di manifestare il proprio disagio, ed è completamente immobilizzato. Cosa chiede il signore di Arcore per rilasciare il suo ostaggio? Un'immunità parlamentare? Un salvacondotto a vita? Si può andare avanti così fino al 2013 guidati soltanto dalla paura di perdere l'elezioni? Si può restare incollati alle proprie poltrone restando del tutto indifferente a quel che accade nel paese? Cos'altro deve succedere ancora per far smuovere questa maggioranza di governo? Ma non vedono ogni giorno che passa che il paese è sempre più stanco e sfiduciato? Che i giovani vanno alla deriva perché non credono più a nulla e in nulla? Quali esempi stanno dando alle future generazioni? Quale lezione di vita stanno loro impartendo? Che bisogna essere indifferenti a tutto? Che accada quel che accade l'importante è salvare la pellaccia? Che non esiste alcuna etica pubblica? Che la miglior cosa è farsi i propri affari e trarre il maggior profitto dalle circostanze anche se ciò comporta un danno per l'intera collettività? Signori e signore della maggioranza mettetevi una mano sulla coscienza (se ancora ce l'avete) e restituite questo paese ai legittimi proprietari, cioè ai cittadini italiani, lasciate che siano loro a decidere delle proprie sorti, lasciate che questo paese che avete preso in ostaggio sia restituito alla sua normale dialettica politica.

lunedì 20 giugno 2011

Commenti (clandestini) che ieri circolavano tra i militanti di Pontida

...e se u pilu non basta, allora più "divani" pe' tutti... beato a chi so fa u ministeru... e meglio ancora se so fa a casa sua...


a forza di bere acqua del Po' qua ci beviamo tutte 'e minchiate i Bossi...


dopo Pontida, è l'Italia che chiede la secessione da' Padania...


I neoprofumi della destra: Bisignani a Masi: "Hai fatto una figura di merda"; Bossi a Berlusconi: "s'è cagato sotto"...
qua se andiamo avanti accussì non basteranno i rotoloni di regina coeli...


Il raduno della Pallania... luogo dove si fa a gara a chi spara la minchiata più grossa


ministeri porta a porta o ministeri prêt-à-porter? Chistu è u dilemma...


...venghino venghino lor padani, qui si fanno magistrati e ministeri a misura dei valleggianti... 


dal partito del "suolo" al partito da' "sola"...


a gente qua è incazzata verde...


Striscione: "marone, marone fatelo subito santone"...


avete visto il "cerchio magico"? sì, quello che c'hanno fatto gli elettori...


Il sole simbolo delle Alpi: u sole ca chiagne e futta...


...qua abbiamo preso fiaschi pe' fisco...

sabato 18 giugno 2011

Attenzione centrosinistra a rilanciare la "Gioiosa macchina da guerra"

Adesso vedo che sono in molti a convertirsi alla tesi che la stagione che stiamo vivendo ha delle analogie con la stagione "mani pulite" del 92-93. Il centrosinistra sembrava sul punto di avere un ruolo-guida nei confronti delle istanze che provenivano dai movimenti e dalla società civile. Sappiamo, invece, come andò a finire. Un certo grado di immobilismo e di mancanza d'immaginazione nei confronti dei moderni movimenti, la mancanza di coraggio a sfidare le molte corporazioni chiuse e spesso corrotte della società italiana, l'incapacità a saper leggere e interpretare correttamente la traiettoria della crisi, "il carattere mediocre  della vicenda storica", come scriveva Marco Revelli nel 1992, "perfettamente adeguato alla mediocrità del ceto politico", hanno di fatto consegnato l'Italia di quegli anni nelle mani del nascente leader della Fininvest. L'allora segretario del Pds, Achille Occhetto, davanti all'offensiva del nuovo soggetto politico schierò otto uomini di mezza età, definendoli, incautamente, "una gioiosa macchina da guerra". Se domani di fronte alla crisi del berlusconismo, il fronte progressista schiererà tre uomini di mezza età (Bersani, Vendola e Di Pietro), credendo di avere la vittoria in pugno, si sbaglia di grosso. Il centrodestra nel giro di qualche mese può superare il suo disorientamento, mettere a riposo Silvio, trovare un leader credibile e affidabile, e sbaragliare l'avversario. Come ho scritto in un post precedente, l'elettorato di centrodestra è in una fase di decantazione, aspetta un rinnovamento della sua classe politica, quindi è un elettorato che aspetta il suo "demagogo" di turno. Dal cilindro del centrodestra può spuntare all'improvviso un altro leader "antipolitico" che riesce a catalizzare meglio la protesta della società, a presentarsi come l'interprete autentico del malcontento popolare, e ad offrire ricette politiche di facile consumo. Il centrosinistra se non riesce a trovare dei forti addentellati con i movimenti e le spinte che vengono dal basso e se pensa di poter guidare le sorti del prossimo scontro politico affidandosi alle proprie virtù taumaturgiche può andare incontro a un'altra grande delusione. Occorre un rinnovamento vero della politica, non un'operazione di maquillage, occorre che davvero certi personaggi del centrosinistra si facciano per sempre da parte, altrimenti anch'essi saranno percepiti come "muffa": non possiamo credere che gli stessi protagonisti della stagione '92/93 siano ancora sulla scena a guidare il fronte progressista. Il ricambio deve partire da loro: devono prendere coscienza che se il berlusconismo è fallito non è certo per merito loro, ma soltanto per proprio demerito, perché se fosse per i D'Alema, Veltroni, Rutelli, ecc. Silvio sarebbe arrivato sino al 2021 tranquillamente. Se tramonta il berlusconismo, deve tramontare anche l'antiberlusconismo vecchia maniera.         

La grande macchina del riciclaggio politico affaristico mediatico

Per riciclaggio s'intende l'insieme di strategie volte a recuperare materiali dai rifiuti per riutilizzarli invece che smaltirli. L'attuale sistema di potere raccolto intorno al cavaliere è diventato una esperta macchina per il riciclaggio politico affaristico mediatico; peccato che questa macchina non abbia funzionato per riciclare la spazzatura di Napoli.
Da diciassette anni, questa macchina serve a

  1. riciclare se stesso
  2. riciclarsi come uomo della provvidenza
  3. riciclare le solite barzellette
  4. riciclare i nomi iscritti alla P2
  5. riciclare gli stessi slogans sulle "toghe rosse", sui "comunisti", sui "Santoro", ecc.
  6. riciclare lo stesso programma elettorale
  7. riciclare gli stessi ministri (Tremonti, Maroni, Calderoli, Bossi, Sacconi, ecc.),
  8. riciclare gli stessi programmi televisivi
  9. riciclare lo stesso sorriso e la stessa faccia
  10. riciclare le stesse accuse contro magistrati, programmi scomodi, i giornali non allineati
  11. riciclare la fedeltà dell'alleato leghista
  12. riciclare la sua incapacità a governare spacciandosi come uomo del fare
  13. e quindi a riciclarsi come uomo del farsi i propri affari
  14. riciclare le stesse leggi ad personam cambiando semplicemente il nome (lodo Schifani, lodo Alfano, Legittimo impedimento, ecc.)
  15. riciclare gli stessi insulti contro gli avversari
  16. riciclare le stesse promesse spacciandole per novità
  17. riciclare gli stessi direttori da piazzare nei giornali di famiglia (Sallusti, Feltri, Belpietro) o nei suoi telegiornali (Mimum, Rossella, Brachino) - unica eccezione, Emilio Fede, l'immarcescibile
  18. riciclare le stesse brutte figure (o gaffe) davanti al mondo
...altre non me ne vengono in mente, se vuole il visitatore può darmi qualche suggerimento...

giovedì 16 giugno 2011

Raduno di Pontida: le dieci minchiate che propongo a Bossi di annunciare

Tutti a chiedersi: ma che dirà Bossi a Pontida il 19 giugno? Le solite minchiate che ripete ogni anno o dalla sua bocca uscirà qualcosa di sorprendente?

L'informazione sognata o desiderata dagli azzurri

Io lo so qual è il sogno (o il desiderio) di tutti gli Stra-guadagna di turno: che tutti continuassero a vedere soltanto la televisione, ad ascoltare i gasparri, le quagliarelle, i napoli, gli stradaguadagna esaltare, declamare le magnifiche sorti e progressive di questo straordinario governo del fare, che tutti continuassero a credere a un vecchio licenzioso che con indosso una maschera di plastica e due orecchi di gomma ripete come un mantra come è bello questo governo, com'è solida questa alleanza; o che tutti continuassero ad informarsi alla fonte della verità dei minzolini o dei mimum; e se proprio tutto ciò non sta nelle grazie dello telespettatore, in alternativa ha un vespa che discetta di crimini e misfatti, un elefantino che sbraita i suoi pistolotti insulsi, e poi quell'altro che manco mi ricordo il nome, quello di matrix insomma; oppure, se proprio non ce la fa a sopportare i tanti panegirici può voltare pagina e deliziarsi con dei mammucari, con la televisione regressiva di bonolis, con i signorini dei fornelli e coltelli, con le sorelle carlucci piroette, con lo show di barbara d'urso,  o la 350° puntata sul delitto di questa o di quella povera donna o ragazza;  specialmente se poi fosse andato a buon fine il colpaccio di far fuori non solo Santoro, ma anche Floris, Fazio, la Gabanelli, la Dandini, insomma tutte le voci dissonanti; allora, sì, che il cerchio si chiudeva. Ah, come sarebbe bello se tutta la verità si potesse attingere soltanto dalle tv del cavaliere! Avremmo eliminato la crisi, i precari, le proteste, i disagi sociali, i processi, le inchieste, gli scandali, la corruzione, la cricca, le truffe, le p3, le p4, la spazzatura di Napoli, i terremotati dell'Aquila, i disastri ambientali, i quesiti referendari, le bugie di governo; e tutti in coro potevamo cantare: ...ma il cielo è sempre più blu!     

mercoledì 15 giugno 2011

Cari fratelli padani, perché non andate in centinaia di migliaia, neri di rabbia, in Parlamento a battere i piedi?

Questo conclamato federalismo i "fratelli padani" l'hanno avuto: a che prezzo e con quali risultati? riporto il discorso di Bossi di tre anni fa. Forse, soltanto adesso, molti "fratelli padani" si sono svegliati e si sono accorti che con il "centralismo statale" i padri padani non se la sono poi passata così male...


MARTEDÌ, 3 GIUGNO 2008

Il discorso di Bossi a Pontida

“Padani, io so che siete venuti anche da molto lontano. Siamo qui oggi tutti a Pontida per motivi diversi. Siamo lombardi, piemontesi… padani insomma. Veniamo qui a Pontida da anni per rinnovare un patto con i nostri popoli contro il centralismo statale"
"Io spero di dare una mano ad attuare il Federalismo fiscale, il che vuol dire restituire un po’ di soldi al territorio che crea ricchezza; spero di regalarvi un po’ di libertà. Per essere padroni a casa nostra"
"Il tradimento è possibile, dall’ opposizione oppure dagli alleati, prepariamoci alla lotta. Ecco, siamo arrivati al dunque: o il Federalismo fiscale o l’attacco. Ma penso che questa volta ce la facciamo"
"Io in coscienza ho fatto tutto quello che si poteva fare. Ho portato qui anche la mia famiglia, che continuerà a lottare anche dopo di me per la causa della libertà padana"
"Noi non possiamo avere i sindaci che non hanno mezza lira, siamo stanchi di subire il centralismo. Dico solo una cosa: ci siamo uniti per la libertà dei popoli padani e bisogna capire che la strada da percorrere è quella del Federalismo. Sapevamo che saremmo arrivati fin qui e che avremmo vinto, è sufficiente che passi il Federalismo fiscale e i nostri popoli conquisteranno la libertà, io questo lo so, lo sento"
"Amici e fratelli, voi dovete avere coscienza che la libertà della Padania verrà se noi saremo uniti. Un giorno scriveremo ai nostri figli che eravamo schiavi di Roma, ma ora abbiamo finito di esserlo.
"Preparatevi. Quando sarò in difficoltà vi darò un segno e dovrete venire in centinaia di miglia, neri di rabbia, in Parlamento, a battere i piedi contro chi ha dimenticato che quelle aule devono rappresentare la volontà popolare"
"Siamo alla partita finale, alla conquista del bene supremo della nostra libertà!
Grazie fratelli padani.”

martedì 14 giugno 2011

I blogger, animali dal sangue caldo

Mi piace segnalare questo articolo di Oscar Nicodemo Meglio i blog dei giornali a conferma di quanto scrivevo ieri
La rete la sfera pubblica dove si forma l'opinione pubblica 
In effetti, l'autore dell'articolo scrive:
Se si tiene conto dei tanti siti che nella rete annunciavano un’opinione pubblica attivata in un’inversione di tendenza , va da sé che i giornalisti sono stati ridimensionati oltremodo dai blogger. Scrittori gli uni e scrittori gli altri, ma questi ultimi sembrano avere una marcia in più rispetto ai primi, che disabituati a pensare per conto proprio producono analisi apatiche e del tutto inadeguate alla realtà del momento.
Personalmente come blogger mi riconosco pienamente in questo giudizio e, come ho scritto in precedenza, i giornalisti sono soliti ad arrivare sempre dopo a commentare i fatti, quando la festa è ormai trascorsa, senza essere capaci di "annusare" nell'aria ciò che di nuovo si muove o si agita. Forse il segreto di tutto ciò sta nel fatto che il disagio prima di raccontarlo su una pagina web uno lo vive direttamente sulla propria pelle. Ad esempio, quando io spiego le ragioni che mi inducono ad andare a votare sui quattro referendum, e scrivo che sono "incazzatos", non sto facendo delle semplici analisi, ma mi sento parte in causa, quindi che il referendum abbia un esito anziché un altro per me che scrivo non è una faccenda indifferente. Allora non soltanto voglio capire l'umore degli elettori ma anche analizzare in che direzione s'incanala quell'umore, e sulla base di quell'analisi fare le mie previsioni. 
Insomma, la maggior parte dei giornalisti sono rane dal sangue freddo che si scaldano soltanto quando sono esposte al sole del potere, pronte a gracchiare non appena vedono una bella carrozza d'oro passare accanto, nella speranza che possa scendere un principe, baciarle e trasformare in bellissime principesse. I blogger, invece, sono animali dal sangue caldo che vivono le cose con passione e con amore che non aspettano il passaggio delle carrozze, perché ciò che fanno lo fanno semplicemente perché lo vogliono fare.       

Il partito di gomma o nuovo Leviatano

Un tempo si parlava del partito di Berlusconi come un "partito di plastica", ma visto come reagisce agli scossoni elettorali, sarebbe più appropriato definirlo un "partito di gomma". Ormai, sembra evidente che qualsiasi cosa accada tutto gli rimbalza. Già in occasione delle amministrative s'era registrato questo atteggiamento: non è successo nulla.

lunedì 13 giugno 2011

La rete: la sfera pubblica dove si forma l'opinione pubblica

Per chi non l'avesse letta segnalo questa lettera di Fabio Fazio su La Repubblica Perché non vogliono farmi fare "Che tempo che fa"

In vista di un probabile scontro elettorale alle prossime elezioni politiche, è meglio smantellare tutti quei programmi ritenuti "scomodi" dall'attuale proprietario di Mediaset (nonché presidente del consiglio). I vantaggi che ne derivano sono duplici: da un lato si fanno fuori trasmissioni che possono inficiare le favole narrate dal governo, e dall'altro si eliminano dall'offerta televisiva dei forti concorrenti, in modo che trasmissioni come "Il grande fratello" e altre possono aumentare negli ascolti e quindi aumentare gli incassi degli introiti pubblicitari. Qualcuno da tutta questa operazione trarrà un duplice beneficio: i milioni di euro guadagnati con la pubblicità servono a finanziare la propria offerta politica, e la propria politica serve ad aumentare gli indici d'ascolto delle proprie televisioni. 
Tutto questo a dispetto di milioni di telespettatori che pagano il canone e che lo si vedranno aumentare alla fine dell'anno. Così, siamo "costretti" a sorbisci i ferrara, i minzolini, i paragoni, gli sgarbi, a cui si aggiungeranno altri probabili candidati "non faziosi". Poi, se questi conduttori non vi sono graditi, potete cambiare canale e vedere "gratis" (come scrive un giornalista non fazioso come Belpietro) i conduttori di mediaset. Qualcuno s'appella a La7: ma chi controlla il mercato delle inserzioni pubblicitarie quando ci mette a farla "saltare"? E, poi, si può vincere una battaglia navale se la tua flotta dispone di qualche incrociatore e quella dell'avversario ha tre corazzate, due incrociatori e una portaerei?
Ovviamente, questa analisi si rifa a uno scenario vecchio della comunicazione. Gli "esperti" del premier in queste ore, immagino, gli staranno spiegando che il messaggio politico passa sempre meno attraverso la televisione generalista e sempre più attraverso la rete. Per citare un esempio, la "casalinga" degli anni Novanta che si lasciava incantare dallo stile comunicazionale "dell'uomo che si è fatto da solo" non è che non ci sia più, per esserci c'è ancora, ma adesso ha un figlio o un nipote che s'informa dalla rete (quando non è lei stessa a farlo), che le dice che quello che passa attraverso la tv è un cumulo di sciocchezze. Le tesi del capo del governo sono smontate pezzo per pezzo dalla rete, la sua propaganda politica viene irrisa, i suoi messaggi sono ripresi e rimessi in un altro contesto che li depotenzia. Una televisione monocorde perde di credibilità sul piano della comunicazione, si incaglia nel paradosso del mentitore: la tv dice che tutto ciò che la tv afferma è falso. Voglio dire anche quell'unica volta su cento che la tv afferma una cosa vera comunque verrà considerata non attendibile: anche quando afferma che a Piovarolo c'è il sole comunque si è scettici fino a quando non si trovi un'altra possibilità per verificarne la veridicità. E, infine, finisce col fare un danno a se stessa, perché finisce con l'allontanare da sé un numero sempre maggiore di telespettatori. 
La rete è diventata la sfera pubblica dove si forma l'opinione pubblica: l'informazione della carta stampata e televisiva è un tipo di informazione limitata, gerarchica, unilineare, ed eterodiretta; l'informazione che passa sul web è illimitata, multilineare e autodiretta. In Italia, il primo ad aver capito questa svolta epocale è stato Beppe Grillo: il suo è il primo movimento nato nella e alimentato dalla rete.
Il duo B&b questa rivoluzione ancora non l'ha compresa appieno e crede che basta mettere un po' di bavaglio all'informazione televisiva per riconquistare il consenso perduto. Tuttavia, una volta che anche il duo B&b comprenderà questa svolta rivoluzionaria dirigerà tutta l'attenzione al web per limitarne la forza dirompente. Se questo governo passerà la tempesta che s'annuncia vedremo che i prossimi disegni di legge andranno in questa direzione: come esercitare un controllo sul web.

venerdì 10 giugno 2011

Il codice deontologico del perfetto giornalista obiettivo e non faziozo

Ecco il codice deontologico da seguire per diventare un perfetto giornalista obiettivo e non fazioso:

  1. Dare soltanto notizie che fanno piacere al capo ed evitare quelle che non fanno piacere.
  2. Esporre soltanto il punto di vista del capo e ignorare quello di coloro che non sono d'accordo.
  3. Non porre mai domande scomode al capo, ma lasciarlo liberamente esprimere senza interromperlo.
  4. Sorridere sempre quando s'intervista il capo e accompagnare le sue parole con gesti di approvazione.
  5. Evitare assolutamente di citare fonti o notizie che possano minimamente mettere in imbarazzo e nuocere il prestigio o l'onorabilità del capo.
  6. Quando non si può fare proprio a meno di rispettare l'articolo 5, parlare comunque d'altro (omicidi, gossip, tempo, ecc.).
  7. Vale soltanto l'ultima dichiarazione del capo: vale cioè il principio che tutto ciò che è stato fatto o detto in precedenza anche se palesemente in disaccordo con ciò che è fatto o detto al presente non conta.
  8. Minimizzare tutto ciò che direttamente o indirettamente può dare fastidio o offuscare l'immagine del capo.
  9. Attaccare e criticare tutti coloro che parlano male o che criticano il capo.
  10. Dare il massimo risalto (e possibilmente enfatizzarla) a ogni minima notizia che mette in buona luce l'immagine del capo (e se non ce sono bisogna comunque scovarle).

giovedì 9 giugno 2011

Il ritorno dei morti viventi

A vederli tutti insieme radunati al Capranica fa davvero impressione. Sembra la locandina del film:

Il ritorno dei morti viventi
al cinema Capranica

Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo Dagospia

I cinici giochetti del duo B&b

Non occorre l'acume di uno Sherlock Holmes per capire quali giochetti politici il duo B&b sta tentando di mettere in opera in questi giorni. Ormai hanno messo nel conto che dopo questa esperienza fallimentare di governo (ricordiamoci che nel 2008 avevano ricevuto un mandato senza precedenti nella storia repubblicana), le prossime elezioni (salvo che il centrosinistra non s'incarti, come purtroppo potrebbe accadere) non le vinceranno. Alle porte c'è una manovra finanziaria di lacrime e sangue da 40/45 miliardi di € che bussa, alla quale nessuno può sfuggire. Allora che cosa ha architettato il duo B&b? Di agire su due fronti: prepariamo un manovrina inoffensiva e abbastanza digeribile per i prossimi mesi, nel frattempo buttiamo un po' di polvere negli occhi dei lavoratori autonomi e dei piccoli imprenditori varando una mini-riforma fiscale, tanto da poterla sbandierare nella propaganda politica e presentarci come "il partito che abbassa le tasse"; infine scarichiamo sul groppone del centrosinistra la patata da 40 miliardi. Dopo appena un anno di governo di centrosinistra, varata inevitabilmente la "loro" finanziaria, noi ci presenteremo come il partito che vuole meno tasse, e loro saranno il partito delle tasse, e così possiamo recuperare nel giro di qualche anno il consenso perduto.
Per verificare che la mia non sia un'ipotesi campata in aria è sufficiente andare un po' indietro nella memoria: 2005, l'allora governo italiano sempre guidato dal duo B&b subisce una procedura di infrazione dall'Ue per lo sforamento dei conti; nel 2006, si ha il governo Prodi, il quale ha il compito di rientrare nel debito pubblico; vara una manovra finanziaria pasticciata che suscita proteste e malumori in tutte le categorie sociali; dopo appena qualche anno la maggioranza risicata si sfalda; il resto sappiamo come andò a finire: torna il duo B&b presentatosi ancora una volta come quello che non mette le mani in tasca e che abbasserà le tasse, insomma solito ritornello.
Perché insistono così tanto con Tremonti per avere una seppur mini-riforma fiscale? La loro tesi è che ciò serve a rilanciare l'azione di governo. Ma chi ci crede ormai? L'insistenza si spiega appunto col fatto che vogliono soltanto lanciare un po' di fumo negli occhi. Che il governo di B&b non sia un governo responsabile, un governo che tiene veramente a cuore i problemi degli italiani ormai l'hanno capito pure i sassi. Al duo B&b degli italiani, delle loro sorti, dei loro quotidiani problemi, di come campano davvero, non frega assolutamente niente. Ciò che veramente sta a cuore a B. sono i suoi processi, e all'altro b. la sua demagogia: per tutto il resto, gli italiani possono pure andare a farsi f.....
E' chiaro?
        

mercoledì 8 giugno 2011

C'è del marcio nel cervello leghista oppure c'è del metodo nella sua follia?

Ma insomma alla prossima verifica parlamentare tra un paio di settimane, questa maggioranza riuscirà o no a saltare il fosso del voto di fiducia? I segnali non sono promettenti, l'unica  ragione che depone a favore della fiducia è la paura di elezioni anticipate, che segnerebbero la fine ingloriosa di tanti deputati "responsabili" (ma non solo). Poi c'è un'altra mossa a cui bisogna fare attenzione: perché uno come Calderoli si è messo in testa di trasferire due ministeri a Nord? Che se fanno gli elettori leghisti di due inutili ministeri (il suo e quello di Bossi)? Allora, mi chiedo perché spendersi così tanto per una questione che crea soltanto problemi e "mal di pancia" nella stessa maggioranza? Insomma, sembra una delle tante follie del ministro "porcellum", alle quali siamo da tempo abituati, sintomo che ormai il loro cervello si sta liquefacendo.
Ragioniamo un attimo: in un momento di così grave difficoltà per la maggioranza di governo, uno farebbe il possibile per evitare di sollevare problemi speciosi o polemiche inutili, magari si concentrerebbe più su cose concrete e di immediato effetto (che so, ad esempio, abolizione delle province). Invece, accade proprio il contrario. Perché, mi chiedo, accade questo? 
Ecco, mi chiedo, c'è del metodo nella follia leghista? Perché accanirsi così tanto su una questione del tutto marginale? Io un'ipotesi ce l'ho e la espongo in modo semplice. Dal momento che i leghisti hanno capito che non ci sono più margini di manovra per rilanciare questo governo, la strategia migliore è svincolarsi dall'abbraccio mortale del cavaliere. Questa volta, però, al contrario del '94, non vogliono essere loro quelli che staccano la spina, non vogliono cioè apparire agli occhi del paese come coloro che hanno decretato la fine del governo. Allora, cosa hanno concordato i furboni della Lega Nord? Di forzare la mano in modo da costringere una parte del Pdl (ex-missini e le costellazioni del Sud) a votare contro la fiducia in Parlamento. Il 19 giugno raccoglieranno al raduno di Pontida le firme della proposta di legge popolare, dopo di che, al grido "Il popolo padano lo vuole", imporranno al Presidente del Consiglio questa "volontà popolare": la mossa leghista creerà inevitabilmente forti tensioni nella maggioranza, che sfoceranno in una probabile sfiducia al governo. Cosicché la Lega ottiene due risultati: il primo è di non essere stata lei a provocare la crisi di governo; il secondo, in campagna elettorale potrà presentarsi al suo elettorato come la forza che ha difeso gli interessi del Nord. Naturalmente, anche nel caso in cui la maggioranza si pieghi all'ennesimo atto di forza della Lega presenta i suoi vantaggi: uno far capire quanto essa sia forte nella maggioranza, l'altro ottenere comunque un risultato da sbandierare come primo passo verso quella cosiddetta "rivoluzione" federalista. Insomma, in un senso o nell'altro alla Lega conviene esercitare questo atto di forza. Insomma, la strategia è questa: prima di abbandonare la casa delle libertà è meglio afferrare tutto ciò che è a portata di mano. 

martedì 7 giugno 2011

L'Italia di Berlusconi è la peggiore mai vista: Indro Montanelli marzo 2001

Andiamo un po' indietro con la memoria: a chi l'avesse dimenticata ripropongo questa memorabile intervista al grande vecchio del giornalismo italiano: Indro Montanelli.





Ma lei è sicuro che la partita elettorale sia già giocata? Il centrosinistra non ha nessuna possibilità di battere Berlusconi?"Guardi: io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino".

E come direbbe qualcuno il peggio ancora doveva arrivare...

Deja Vu: 1994/2011

Primo copione: 1994 (brani tratti da P. Ginsborg: L'Italia del tempo presente).
Nel marzo del 1994, Silvio Berlusconi vinceva le elezioni politiche. Molti commentatori parlarono di una nuova era videocratica: la politica democratica rischiava di essere trasformata in uno spettacolo televisivo. Attraverso tutte le reti di comunicazione della società italiana, il carismatico leader di Forza Italia cominciò a diffondere messaggi chiari e martellanti, ma dopo un inizio esaltante l'esperienza di governo di berlusconi si rivelò tanto breve quanto amara. L'azione di governo non fu caratterizzato da quella competenza e da quel dinamismo che egli aveva eretto a elementi centrali della propria campagna elettorale, ma piuttosto da notevoli incertezze. In seguito, Berlusconi avrebbe coniato lo slogan "Non ci hanno lasciato lavorare", ma in realtà si trovò prigioniero di quella stessa coalizione che egli stesso aveva brillantemente creato qualche mese prima. Tuttavia. le difficoltà più gravi emersero quando si dovettero rispettare i vincoli di Maastricht; strettamente legate alla questione dell'Europa fu l'annunciata riforma delle pensioni dei lavoratori dipendenti: la finanziaria di Berlusconi, dalla portata di 50.000 miliardi di lire, era tutta sbilanciata sul lavoro dipendente, mentre concedeva facilitazioni fiscali al mondo del lavoro autonomo e imprenditoriale. Di conseguenza le iniziative del governo suscitarono una massiccia mobilitazione in difesa dei diritti dei lavoratori. La fine giunse all'improvviso. Bossi ritirò l'appoggio della Lega al governo. Privo di una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, il 22 dicembre 1994 Berlusconi salì al Quirinale e rimise il proprio mandato nelle mani di Oscar Luigi Scalfaro.

Secondo copione: 2008-2011
Nell'aprile del 2008, Silvio Berlusconi vinceva le elezioni politiche. Molti commentatori ri-parlarono di una nuova era videocratica: la politica democratica ancora una volta era stata trasformata in uno spettacolo televisivo. Attraverso tutte le reti di comunicazione della società italiana, il carismatico leader di del Popolo della libertà ri-cominciò a diffondere messaggi chiari e martellanti, ma dopo qualche mese, l'esaltante l'esperienza di governo di Berlusconi si rivelò tanto breve quanto amara. L'azione di governo non fu caratterizzato da quella competenza e da quel dinamismo che egli aveva eretto a elementi centrali della propria campagna elettorale, ma piuttosto da notevoli incertezze. In seguito, Berlusconi avrebbe coniato lo slogan "E' sempre colpa degli altri", ma in realtà si trovò prigioniero di quella stessa coalizione che egli stesso aveva brillantemente creato qualche mese prima. Tuttavia, le difficoltà più gravi emersero quando si dovettero rispettare i vincoli di rientro  dal debito pubblico chiesto dall'Unione Europea; strettamente legate alla questione dell'Europa furono annunciati tagli alla spesa pubblica: la finanziaria di Berlusconi, dalla portata di 40 miliardi di euro, era tutta sbilanciata sul lavoro dipendente, mentre concedeva facilitazioni fiscali al mondo del lavoro autonomo e imprenditoriale. Di conseguenza le iniziative del governo suscitarono una massiccia mobilitazione in difesa dei diritti dei lavoratori. La fine giunse all'improvviso. Bossi ritirò l'appoggio della Lega al governo. Privo di una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Berlusconi salì al Quirinale e rimise il proprio mandato nelle mani di Giorgio Napolitano.

B&B: fallimento di un marchio di governo

Ci sono persone che fanno fatica a prendere atto della realtà dei fatti, o che caparbiamente si ostinano a non riconoscerla, si rifiutano o non vogliono accettarla. Capita un po' quello che capitava ai vecchi aristocratici decaduti, che abituati a vivere nel lusso, non volevano prendere atto che le loro famiglie erano cadute in disgrazia e non volevano rendersi conto che non potevano più condurre la loro esistenza come se nulla fosse accaduto. Una di queste persone corrisponde al nome di Giuliano Ferrara. Da tempo, quasi con ostinazione, invita il premier a rilanciare la sua leadership, a ritrovare smalto e rilegittimazione mettendosi in competizione con gli altri candidati del centrodestra che sempre più trovano la forza di uscire dal cono d'ombra dove sino a ieri erano rimasti prigionieri. Ma Ferrara non vede o finge di non vedere che l'operazione è semplicemente fuori luogo: un capo di governo non può sfidare gli altri candidati restando capo di governo. Poniamo per ipotesi (assurda) che Berlusconi accetti, come vuole Ferrara, le primarie ad ottobre e che le perda: potrebbe secondo il consigliere del principe "d'ar core d'oro" restare ancora in sella? Non si trasformerebbero le primarie del pdl in una sorta di elezioni anticipate "virtuali"?
Questi signori patetici non vogliono o non possono prendere atto che il paese è andato già oltre il berlusconismo, che il clima d'opinione è completamente cambiato rispetto a qualche anno fa. La stagione del berlusconismo si è chiusa, e i prossimi referendum vi metteranno sopra una pietra tombale, così come il referendum sulla preferenza unica del 1991 mise fine alla stagione del craxismo. Come spiegava pacatamente ieri sera all'Infedele di Gad Lerner, il professor Ilvo Diamanti (a cui faccio tantissimi auguri) ogni svolta epocale in Italia è stata anticipata da un referendum: è successo nel 1974, nel 1985, nel 1991, e succederà ancora nel 2011. L'Italia del Terzo Millennio non può essere governato dal duo B&B. Questo marchio da dieci anni (quasi) non ha fatto altro che produrre danni al paese. Ecco perché ora vuole svoltare pagina. E un forte segnale in tal senso arriverà proprio domenica e lunedì prossimo.


Insomma,
quel cavalier che non s'era accorto
andava combattendo ed era morto

lunedì 6 giugno 2011

La resa dei "conti": Silvio vs Umberto



Giacché questo blog è dedicato agli "scenari futuri", mi sembra interessante esercitarmi su come finirà l'incontro ad Arcore tra il premier Silvio Berlusconi, la delegazione dello stato maggiore, guidato da Umberto Bossi, e il ministro dell'economia Giulio Tremonti. "Un accordo si trova sempre, perché l'alleanza è solida", va ripetendo ai suoi il premier.
E' interessante, ai fini di questo blog, occuparsi di questo vertice per un motivo molto semplice: di solito le mie previsioni si collocano lungo un arco di tempo più lungo, insomma bisogna aspettare un bel po' prima di verificare se la previsione fosse più o meno esatta; poi accade che, trascorso un bel po' di tempo, ci si dimentichi di quanto avevo scritto un mese o qualche settimana prima. D'altro canto, il lettore che capiti qui per caso, leggendo retrospettivamente quanto avevo scritto su un dato argomento, può credere che abbia "manipolato" le cose per meglio farle corrispondere alla realtà dei fatti. Un blog non è un giornale: la pagina non è qualcosa di fisso e immutabile. La pagina di un blog può essere continuamente modificata. Un altro punto vorrei chiarire prima di entrare nel merito dell'incontro di Arcore: non sono un "visionario" o una sorta di veggente; le mie previsioni sono basate su una metodologia che ha nell'interazione tra i soggetti il suo punto focale.

Dunque, per riprendere il discorso del vertice, me ne occupo perché entro oggi si saprà come si concluderà.
Partiamo da questa premessa: gli attori sulla scena non si fidano l'uno dell'altro, ognuno s'aspetta che l'altro gli possa fare qualche sgambetto. La mancanza di reciproca fiducia rende improbabile la cooperazione tra le parti. Questa cooperazione comporterebbe una fiducia al governo da parte della Lega per almeno un altro anno (non dico sino alla fine naturale della legislatura) in cambio di un trasferimento d'un paio di ministeri al nord, di una conferma di Tremonti all'economia e magari anche un incarico di vice-ministro, di un incarico di governo a un altro esponente della Lega (ad esempio, un Castelli alla Giustizia). Il vantaggio per Berlusconi sarebbe di avere un altro anno di tempo su cui poter contare per poter fronteggiare la crisi che si è aperta nel suo partito-azienda.
Lo svantaggio sarebbe che agli occhi di tutti tale cedimento sarebbe interpretato come un ennesimo potenziamento del potere contrattuale della Lega, allo stesso tempo però il premier potrebbe arginare la portata di tali critiche interne esibendo la promessa che il governo andrà avanti sino alla scadenza naturale. 
La Lega, da parte sua, potrebbe giustificare e fare accettare alla base questa rinnovata apertura di credito al governo con il successo ottenuto di qualche ministero in più (che poi alla base leghista interessi davvero ottenere tale "bottino" è un altro discorso - facciamo finta di crederci anche noi).
In questo accordo, ognuno avrebbe qualcosa da perdere e qualcos'altro da guadagnare, ma occorre, ripeto, un clima di  reciproca fiducia, e, allo stato di fatto, questa condizione non sussiste. Con questo accordo ognuno finirebbe con il legarsi  all'altro a doppio filo: la Lega per portare a casa questo bottino dovrebbe dare un'ennesima apertura di credito al governo (rischiando di essere sbaragliata alle prossime elezioni); il governo per avere un altro periodo di respiro dovrebbe arrendersi a tutte le richieste della Lega (rischiando una "sollevazione" interna alla maggioranza: tanti appetiti sarebbero repressi). Insomma, in questo accordo ognuno darebbe l'impressione di lavorare per la "vittoria" (o "la sconfitta", a seconda dei punti di vista) dell'altro. 
In questo clima di reciproca diffidenza ognuno crederà che l'altro tenti a "fregarlo", ecco perché da questo vertice ognuno tenterà di portare a casa il massimo risultato. La Lega vorrebbe avere tutto ciò che s'aspetta subito (la promessa di trasferimento di qualche dicastero, il ministero della giustizia o un altro a un leghista, la vice-presidenza a Tremonti), ma senza pronunciare un impegno solenne a continuare questa legislatura. Nel senso: voi dateci tutto ciò che chiediamo e poi si vedrà se è il caso di continuare o meno. 
Il governo vorrebbe un impegno sottoscritto in cui la Lega  dichiari il suo sostegno sino a fine legislatura, con la promessa che ciò che chiede sarà concesso, ma a rate (ad esempio: tra un mese avrai questo, tra sei quest'altro e così via).
Dal momento nessuno dei due sarà disposto a cedere sulle rispettive posizioni, il vertice si risolverà con un nulla di fatto, alla fine del quale si dirà che l'incontro decisivo è rimandato a data da destinare, il che vorrà dire che nessuno dei due ha voluto legare le proprie sorti a quelle dell'altro, e che entrambi gli attori vogliono avere le mani libere. Tradotto ulteriormente significa: la crisi di governo è di fatto aperta.




Oggi 7 giugno, cosa scrivono i giornali:
Il Fatto quotidiano:La Lega apre al voto anticipato

Il leader del Carroccio furioso: "Urne prima possibile". Ma il premier insiste: "Dureremo fino al 2013". Per quanto Alfano riferisca di un incontro positivo, il senatùr ha riunito i suoi nel quartier generale di via Bellerio in serata per certificare il fallimento dell'alleanza con il Cavaliere. Rimasti disattesi tutti gli impegni sul tavolo
L’alleanza tra Lega e Pdl “è rafforzata, la maggioranza è solida” e lo sarà “fino al 2013″. E’ affidato al segretario politico Angelino Alfano il compito di comunicare l’esito del vertice ad Arcore traUmberto Bossi e Silvio Berlusconi. Ma è solo facciata. O, per dirla con il Senatùr, sono “le solite parole”. Il leader del Carroccio si è così sfogato in serata riunendo i suoi in via Bellerio per certificare il fallimento del tavolo con il leader del Pdl. Non solo un nulla di fatto, dunque. 
 L’impressione è che tutto sia stato rinviato, in attesa della verifica parlamentare chiesta dal Quirinale, dei referendum, ma soprattutto di maggiori dettagli sulla manovra da 40 miliardi allo studio per tendere al pareggio di bilancio da qui al 2014. Manovra che il Tesoro vorrebbe spalmare in due tranche da 5 miliardi ed una, pesantissima, da 30.

Oppure, si legga La Stampa I leghisti non brindano
Per dire invece del low profile leghista: oggi la Padania aprirà il giornale con il titolo «una Milano da spavento», riferendosi alle proteste degli estremisti pro Palestina contro la settimana israeliana in programma nel capoluogo lombardo. Dunque focus sulla città governata dal neo sindaco Giuliano Pisapia, non sul vertice di Arcore. «E già questo dice molto di quale valutazione si dia in via Bellerio dell’incontro con Berlusconi», prosegue la fonte. Dopo Arcore infatti il Senatur si è chiuso un paio d’ore nel suo ufficio incontrando i colonnelli leghisti, poi alle 21 via verso casa, senza parlare coi giornalisti.
Su "IlSole24ore", Stefano Folli scrive nel suo editoriale: "La montagna di Arcore ha partorito un topolino" L'incontro di Arcore,l'esito, un fallimento annunciato

domenica 5 giugno 2011

Dal partito liquido al partito in liquidazione

Il partito liquido è un partito leggero, senza segreteria, scarsamente burocratizzato, dove non contano né le tessere né le decisioni congressuali, dove a decidere c'è un leader carismatico, dove il gazebo, struttura mobile, ha sostituito la tradizionale sezione di partito, struttura solida, dove non esiste più l'oratore che parla in piazza, ma la piazza televisiva. Questo partito liquido nella sua essenza finora è stato incarnato soprattutto dal Pdl, che ha il suo simbolo fondativo, emblema di questa volatilità, in un "gesto": quello del predellino. Adesso, leggo che si vuole tornare a un partito solido, ben strutturato, dove le decisioni vengono sollecitate dal basso o dalla base.
Ma è troppo tardi. Ormai siamo entrati nella fase di un partito in liquidazione, al cui ingresso c'è appeso questo piccolo cartello:

Prossimi scenari: crisi e governo di decantazione

Completiamo il quadro degli scenari configurati ieri (La scissione, sbocco inevitabile del pdl) con date e nomi:



Primo scenario: la scissione (non dell'atomo) ma del pdl


Chi saranno gli scissionisti? Coloro che nel Pdl hanno conservato nel loro dna una vocazione "partitica", cioè quelli che sono abituati a fare congressi, riunioni, campagne di tesseramento, ecc., insomma coloro che provengono da una tradizione partitica forte, quale la Dc o l'Msi, quindi, gli Alemanno, gli Scajola, ecc. Come si possono definire costoro? I "costitutivi", non solo perché mirano a costituire un organismo politico duraturo, ma soprattutto perché mirano a dare "regole" certe a questo nuovo organismo. Questo gruppo scissionista potrà contare su 60/70 parlamentari. Entro quando tempo agiranno? Entro giugno. Probabilmente in vista della prossima fiducia di governo. Questa volta la scissione sarà piuttosto accelerata.

Formazione di un governo di decantazione entro luglio: l'ex forzista Beppe Pisanu (Si apre fase di grave incertezza) probabilmente sarà il candidato-premier (il suo profilo politico-costituzionale è quello che meglio soddisfa le condizioni del momento). 

Manovra finanziaria entro settembre.

Legge elettorale proporzionale entro dicembre. Il proporzionale mitiga fortemente le soluzioni carismatiche sin qui sostenute. Non ci sarà bisogno di indicare un leader-premier prima della consultazione elettorale. Con questo sistema elettorale, i partiti acquisteranno quella centralità che hanno perso negli ultimi vent'anni. 

Nuove elezioni politiche entro aprile 2012.

Fuori onda. Aggiungo, per restare in tema referendario, che nel pdl la fusione "nucleare" s'è innescata: la reazione a catena di eventi che s'è scatenata ormai è un processo incontrollabile: non basta né modificare le regole dello statuto né appellarsi alla "consulta" del premier per impedire lo scatenarsi del processo. Finalmente, saltato il coperchio dell'invincibilità del Cav, in questo partito regna l'anarchia più grande (è diventata davvero la "casa della libertà"), adesso fanno a gara a chi la spara più grossa e a chi la dice in modo più grossolano.
La metafora mi piace, lo ammetto: chi di nucleare ferisce di nucleare perisce. 

sabato 4 giugno 2011

La scissione: sbocco inevitabile del Popolo della libertà

C'è un "doppio vincolo" che lega i dirigenti di quel partito allo sconfitto: la sua presenza impedisce una dinamica centrifuga, ma la sua assenza avvierebbe un reale processo di chiarimento interno. Quindi, da un lato non possono fare a meno di lui se vogliono evitare quella che ormai viene definita una balcanizzazione del "cartello" elettorale; e, dall'altro, per rilanciare il "cartello" occorrerebbe che lo sconfitto si facesse da parte. Il "doppio vincolo" produce però a lungo andare "effetti perversi": più lo sconfitto permane più la situazione rischia di esplodere, più la situazione si fa implosiva e più si fa forte l'esigenza della sua permanenza. Ma anche lo sconfitto ha capito la posta in gioco: questi non vogliono farmi fuori perché non possono fare a meno di me, ma allo stesso tempo vorrebbero farmi fuori per far i loro giochi di potere. 
Insomma, il "doppio vincolo" li rende reciprocamente diffidenti. Gli attori è come se stessero dicendo: "La fiducia mi rende vulnerabile, perciò non devo correre rischi"; e la predizione inerente è dunque: "L'altro vorrà approfittarsi di me". Questo spiega il "caos piatto" che ho descritto qualche giorno fa. Ma gli attori sono consapevoli che non possono restare a lungo prigionieri di questo "doppio vincolo". Se permane questa situazione di stallo, da un lato non si può andare avanti nel processo di cambiamento a causa della permanenza dello sconfitto, ma dall'altro non si può neanche rimanere in queste condizioni rischiando da un momento all'altro l'implosione.


Come si sbloccherà questa situazione?
Primo scenario: la scissione.
Gli attori sono entrati nel gioco perverso de' "Il dilemma del prigioniero". La cosa migliore per entrambi gli attori sarebbe che cooperassero: ad esempio, che lo sconfitto desse garanzie che entro un limite di tempo ragionevole uscisse di scena e che il partito cessasse ogni forma di ostilità o di rivendicazione. Ma, essendo venuta meno la fiducia tra le parti, questa soluzione non è più praticabile. Non ci sono più le condizioni per agire nell'ambito di una reciproca fiducia. Il partito sa che lo sconfitto vorrebbe che lo assecondassero in tutte le scelte come ha sempre fatto. Ma questa scelta comporterebbe il massimo vantaggio per lo sconfitto e una perdita secca per il partito. Da parte sua invece lo sconfitto sa che il partito mira a che lui si faccia spontaneamente da parte lasciando al partito piena libertà di decidere del suo futuro. Ma questa soluzione sarebbe una perdita secca per lo sconfitto e un vantaggio pieno per il partito. La soluzione che a questo punto si prospetta è una scissione, la quale, pur danneggiando entrambi gli attori, risulta comunque il male minore: la parte che si scinde acquista la sua autonomia ma a costo di una riduzione della sua forza; lo sconfitto otterrà il suo scopo di avere un partito ai suoi ordini ma ridotto nella forza. La parte scissa compenserà la sua debolezza "alleandosi" con il Terzo polo (anche nella speranza di attrarre un altro pezzo di Pd).
Secondo scenario: crisi di governo.
A questo punto si apre una crisi di governo: per segnalare un processo di discontinuità con la vecchia maggioranza, questa nuova fazione toglierà la fiducia al governo.
Terzo scenario: governo tecnico.
Per dare modo alle nuove forze in gioco, al fine di strutturasi sul territorio, si voterà la fiducia a un governo tecnico col compito di occuparsi di due temi precisi:
a) legge elettorale proporzionale
b) manovra finanziaria.
Quarto scenario: nuove elezioni.
Trascorso un anno si tornerà a votare. Col sistema proporzionale, ognuno correrà per sé. I giochi poi si faranno a urne chiuse.

venerdì 3 giugno 2011

Se non ora a quando l'avviso di sfratto da Palazzo Chigi?

"Aiutiamo il premier Berlusconi nell’azione di governo a dare le risposte che gli italiani si aspettano da noi. Pensiamo all’oggi, così si costruisce il domani" (Beatrice Lorenzin, deputata Pdl).

Cara Lorenzin, forse ancora il concetto non v'è entrato in testa, e non perché è troppo grande. Gli italiani che hanno votato da voi s'aspettavano una cosa sola: che Berlusconi si dimettesse, come avrebbe fatto qualsiasi altro leader al posto suo.


Da un vero leader, io mi sarei aspettato queste tre semplici mosse:
1) Prendere atto della cocente e inappellabile sconfitta elettorale, assumendosene tutta la responsabilità, senza "se" e senza "ma";
2) Annunciare immediatamente una data di ritiro dalla scena politica;
3) Indicare un via d'uscita alla propria coalizione per uscire dalla crisi.

Se il leader-proprietario avesse agito immediatamente in questo modo, avrebbe dato al suo elettorato (che è in una fase di "decantazione") un forte segnale di discontinuità. Ma parliamo appunto dell'ipotesi assurda se fosse stato un vero leader e non un leader-proprietario che pensava di trattare questo paese come una protesi del pubblico televisivo di Mediaset. Invece, il "re" dei media si è illuso che con un ritocchino al suo "cartello" elettorale (leggi: Pdl), una strategia minimizzatrice sostenuta dalle tv di regime, quattro barzellette raccontate ai media, avrebbe finito con il rimettere a posto la carcassa del governo e della maggioranza che lo sostiene. Se ancora non è arrivato l'avviso di sfratto da Palazzo Chigi è perché le forze politiche stanno cercando un riequilibrio, ma è evidente a tutti (tranne che a lui e a quelli come la Lorenzin) che questo governo ha i giorni contati. La campana a morte gliel'ha suonata l'altro giorno il neo (quasi) governatore della Bce (ma lui si sarà appisolato mentre Draghi parlava), quando ha indicato nel lavoro di Padoa-Schioppa la strada da seguire. T'è chiaro Lorenzin sto' concetto?
  

Socioanalisi del berlusconismo: il consumo, veicolo del consenso

Socioanalisi del "berlusconismo"
Il consumo veicolo di consenso

Chi ha avuto la pazienza e la bontà di leggere attentamente quanto ho scritto nel saggio sulla piccola e media borghesia italiana dopo l’Unità d’Italia, si sarà reso conto che più che parlare delle circostanze che portarono il fascismo al potere, ho tentato di individuare e seguire tendenze di “lunga durata”, quelle che hanno permesso, nell’arco di tempo compreso tra l’epoca risorgimentale e l’avvento del fascismo, la coesione sociale dell’Italia. Nel secondo dopoguerra, il processo di integrazione del sistema viene garantito dall’espansione del mercato, che negli anni del cosiddetto “boom economico, conosce una fase di affermazione e di forte assestamento. La sensazione di benessere, che era mancata nella prima fase del processo di unificazione dell’Italia, comincia a diffondersi in tutti i ceti sociali, sebbene in misura diversa. Il mercato rappresenta la forma di integrazione come la politica e l’ideologia (o una loro forma combinata) lo sono stato in altre epoche. Ciò non vuol dire che, una volta affermatosi il mercato come forma di integrazione della società, le altre due istanze scompaiano completamente, vuol dire che non hanno più quella funzione prevalente che un tempo incarnavano. Praticamente, né la politica né l’ideologia sono più i “garanti” della coesione sociale.

A mio fratello Vincenzo...

La mia anima serena come luce che penetra nel cosmo non arriva mai a una meta, ma viaggia solitaria in mezzo a tante nebulose planetarie, e ...