Quando osservo la natura mi viene spontaneo pensare a quanti bei frutti, a quanti bei fiori, essa riesce a generare. Noi accogliamo questi frutti e questi fiori come doni generosi, quantunque siamo consapevoli che quei frutti e quei fiori servono a perpetuare la loro specie. Eppure, quando dalla natura riceviamo tutti questi doni non possiamo fare a meno di essere grati alla sua bontà. Essa ci regala bellezza ed esistenza senza domandare a noi nulla in cambio. Poi, dopo un ciclo biologico, quegli alberi e quelle piante si dissolvono nel nulla, ma i semi dei loro frutti dei loro fiori perpetuano altri alberi, altre piante. E così il ciclo della vita riprende il suo cammino.
Anche noi esseri umani seguiamo ineluttabilmente il ciclo della vita: viviamo, produciamo e desideriamo che il frutto della nostra opera un giorno alimenti la vita e il pensiero di altri esseri umani. Di tutto ciò che abbiamo vissuto nulla resta, e tutto si dissolve nel nulla, ma di ciò che abbiamo dato generosamente vogliamo che resti qualcosa. Che restino i nostri ricordi, le nostre parole, i nostri pensieri, che restino i nostri affetti, i nostri gesti mancati. Ecco cosa noi chiediamo alla vita: chiediamo di esserci nella mente e nei pensieri degli altri, di non dissolverci completamente nel nulla. Chiediamo alla vita di farci vivere ancora un altro poco dopo la nostra vita: un decennio, un secolo, due secoli, un millennio… Ed è nella consapevolezza di questa richiesta che quotidianamente assolviamo i nostri impegni e soddisfiamo le nostre passioni. Soltanto una persona profondamente egoista può credere che il mondo finisca con la sua persona, ma chi non lo è sa che il mondo della vita continuerà a dare i suoi frutti anche quando non ci sarà più.
È vero che quando si guarda avanti, ma retrospettivamente, si è portati a credere che anche quel poco che resta di noi finirà col tempo per dissolversi nel nulla. Succederà anche alla natura di non essere più nella condizione di offrire i suoi frutti. Un giorno il nostro pianeta non sarà più in grado di ospitare la vita. Dell’esistenza di un essere intelligente che un tempo ha abitato su di esso non resterà nessuna traccia materiale. Non resterà nulla se non un silenzio infinito. Non ci sarà né atmosfera né acqua. Chissà, forse arriverà un momento in cui tutto ricomincerà dall’origine. Se la Terra, il sistema solare ha una durata limitata, forse, invece, il Cosmo non ha né origine né fine. Forse ciò che si spegne qui sulla Terra rinasce in un altro punto del Cosmo. Forse, questi pensieri che sto pensando in questo istante sono stati pensati in un altro luogo dell’universo, in un’altra epoca cosmica. Forse, di nuovo ci ritroveremo insieme, e faremo le medesime cose che abbiamo fatto su questo pianeta. Chissà! Tuttavia se riusciamo a vivere la nostra vita in questa prospettiva ragionevolmente siamo portati a fare in ogni istante la cosa che riteniamo più giusta da fare, non perché crediamo a una giustizia eterna, ma proprio perché non crediamo a una giustizia eterna, ma umana, fallibile, piena di errori e di contraddizioni, a una giustizia comunque fatta a misura umana.
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